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Cuore e bulloni - Il ritorno del robottino giapponese

Testi e intervista di Mario A. Rumor
Per un attimo i fan di primo letto, vale a dire gli appassionati e i fedeli lettori di Osamu Tezuka (colui che in Giappone è considerato il “dio dei manga”), hanno sussultato. Astro Boy, il piccolo robot dell’infanzia, protagonista di tanti fumetti e serie animate, passato dalla parte del nemico. Ossia, via il tradizionale artigianato dell’animazione fatta a mano (in stile Miyazaki) e benvenuto il rivoluzionario 3D (stile Pixar e compagnia bella) nel nuovo film di David Bowers lungamente atteso dopo tante traversie.

Riportare alla luce una pietra miliare degli anime e imparentarla alle vigenti norme di spettacolo digitale è sembrata la scelta più ovvia. Anche per chi, a Tokyo, possiede non solo i diritti sul patrimonio artistico di Tezuka (un immaginario calcolato in oltre 150 mila tavole a fumetti e una library di serie animate e film da far impallidire la stessa Disney), ma pure la memoria storica del disegnatore scomparso esattamente venti anni fa.


«Non c’è ragione di rammaricarsi: questo film non è fonte di risentimento, ma un cambiamento di valore», spiega il presidente di Tezuka Productions Yoshihiro Shimizu. «Non capisco perché l’uso del 3DCG possa essere un tradimento nei confronti del personaggio originale. Astro Boy di Tezuka possiede una sua identità trasversale che funziona per il fumetto, le serie Tv o il 3D. Non è mai venuta meno. La nostra speranza è che il film di David Bowers dia l’opportunità alle persone che hanno amato il mondo di Astro Boy di conoscere meglio il fumetto originale. Basterebbe che l’un per cento del pubblico voglia leggere i fumetti di Tezuka. Sarebbe un grandioso passo avanti. Niente cambiamento però, niente successo».

Una posta in palio che Imagi Animation, la società con tripla sede a Hong Kong, Tokyo e Los Angeles che sta dietro il progetto di Astro Boy, si augura di trasformare in campagna promozionale per i film in cantiere, tutti prelevati dall’universo Japanimation come il prossimo Gatchaman o il robotico Tetsujin 28. Perché, con la crisi economica ancora in atto, proprio Astro Boy (costato oltre 40 milioni di dollari) ha rischiato di non raggiungere il traguardo. Come il regista designato Colin Bradley sostituito in corsa da David Bowers, l’inglese di Giù per il tubo, felice come un ragazzino di occuparsi del robot giapponese. Un entusiasmo che Osamu Tezuka avrebbe ricambiato con un generoso inchino. 

Signor Bowers, come è arrivato alla corte di Astro Boy?
Ho sempre pensato che Astro Boy fosse particolarmente cool, un’icona dei manga giapponesi e un capolavoro di design; quindi morivo dalla voglia di farne un film. La produttrice Maryann Garger ed io abbiamo lavorato assieme per tanto tempo, quindi sapevo sarebbe stata un’esperienza divertente.

Astro Boy è un’icona assoluta: fumetto, serie animata trasmessa con successo dalla rete NBC negli anni ’60: cosa ama del personaggio creato da Osamu Tezuka?
Devo ammetterlo, la mia familiarità con il personaggio è legato ai miei ricordi di ragazzino e studente del college in Inghilterra: sebbene non ne seguissi la serie animata, Astro Boy sembrava riemergere dappertutto nella mia vita. Non appena ho iniziato a seguire il progetto del film, mi sono gettato su ogni brandello di Astro Boy a disposizione ed è stato un ritorno di fiamma coinvolgente.

Nel film vediamo Astro Boy sfrecciare nel cielo come Superman: qualche legame nascosto tra il suo film e il genere dei supereroi?Non posso dire di amare particolarmente Superman come personaggio, ma adoro i film con i supereroi. Per me Astro Boy è un po’ l’antenato dei supereroi classici, ma con molto più movimento intorno.

I fan di Tezuka sono preoccupati di vedere tradita l’eredità del personaggio originale. Vuole rassicurarli?


Astro Boy è un tesoro nazionale in Giappone. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la Tezuka Productions per assicurarci di fare le cose nel modo corretto. Mi sono impegnato affinché il mio film fosse fedele alla tradizione ma al tempo stesso rivelasse un aspetto fresco e contemporaneo.

Lei ha anche parlato di Astro Boy come di un film per famiglie, è così?
Astro Boy racconta la nostra ricerca di una identità e dei legami che ci uniscono ai nostri genitori. È una storia molta intima ed emozionale, anche se per ovvie ragioni l’abbiamo impachettata ben bene con azione e divertimento.

Alla Tezuka Productions sono fedeli all’animazione tradizionale: come li avete convinti a fidarsi del 3DCG? Qualche consiglio dal figlio di Tezuka, Macoto, regista anch’egli?
Macoto Tezka e Yoshihiro Shimizu sono stati i nostri consulenti creativi. Mentre preparavo questo film ero ossessionato dall’idea di restare quanto più fedele all’originale, mettendoci però con discrezione qualcosa di mio. Osamu Tezuka era un visionario e il suo Astro Boy un personaggio all’avanguardia; totalmente nuovo per l’epoca quando lo ha creato. Con le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi ho voluto fare di questo Astro Boy il discendente ideale per l’anno 2009. Nessuno escluso, alla Tezuka Productions hanno sostenuto la mia idea.

Siete riusciti a mantenere vivo il fascino classico e un po’ datato delle atmosfere del fumetto originale?
Credo che abbiamo interpretato e trasferito con successo il look originale per lavorarlo in 3D. La CG mi ha permesso di muovere la macchina da presa con impressionante agilità; inoltre farà sentire il pubblico totalmente immerso nelle scene d’azione del film.

Da Giù per il tubo, il suo film del debutto, ad Astro Boy: il divertimento è sempre assicurato?
Ci sono molte cose buffe in Astro Boy, ma si tratta di una comicità un po’ stemperata. In Giù per il tubo avevo inserito un sacco di riferimenti alla cultura pop. Ma Astro Boy ha richiesto ben altro. È molto più sincero e commovente per la storia che racconta, così la comicità arriva dai personaggi e dalle situazioni, e non è sparata a casaccio. Tranquilli: ci saranno parecchi momenti divertenti.

Alcune cose da sapere su Astro Boy (vecchio e nuovo)

Vero nome: Atomu. Personaggio secondario di un fumetto dello stesso Osamu Tezuka (1928-1989), il piccolo robot diventa protagonista di una serie a fumetti tutta sua nel 1952. La storia: Tobio, figlio del professor Tenma, muore in un incidente stradale e il padre lo fa rivivere nel corpo di un androide che diventerà paladino in miniatura della giustizia e della pace. Da quel momento egli è Tetsuwan Atomu, ovvero “Atom dal braccio di ferro”. Il nome Astro Boy fu coniato per il pubblico americano.

Tv in bianco e nero. Primo gennaio 1963: inizia l’era dei cartoni animati giapponesi e Astro Boy ne è il capostipite. Per il primo episodio furono necessari ben 6000 disegni per 20 minuti di animazione, un record. La serie in 210 puntate diretta da Osamu Tezuka fu successivamente venduta al network americano NBC. In Italia è arrivato il remake a colori del 1980 (distribuito in dvd da Yamato Video e Dolmen).

Meglio della Sony. Dice il produttore Yoshihiro Shimizu: «Penso che con il film di Astro Boy siamo riusciti a realizzare ciò che Sony non è riuscita a fare con la serie Tv animata del 2003: presentare al meglio il personaggio originale».

Imagi chi? Tezuka Productions da principio non era convinta di associarsi con Imagi Animation. Mentre negoziavano le clausole contrattuali si è fatto avanti Shinichi Kobayashi, uno dei più influenti rappresentanti dell’industria dello spettacolo giapponese, in veste di referente per Imagi. La sua presenza ha rassicurato Tezuka Productions. Imagi Animation opera fra Hong Kong, Tokyo e Los Angeles e ha realizzato TMNT – Teenage Mutant Ninja Turtles (2007). Ha annunciato la lavorazione in 3DCG dell’atteso Gatchaman e di Tetsujin 28. Solo Highlander – Vendetta immortale di Yoshiaki Kawajiri (in dvd per Dall’Angelo Pictures) mantiene fede alla scuola artigianale del 2D.


Nuovo regista. «David Bowers è un regista molto competente con una grande abilità a gestire lo staff», racconta ancora Shimizu. «Ha ascoltato le ragioni di entrambe le parti coinvolte e le opinioni dei suoi collaboratori. Gli ho suggerito di creare un nuovo Astro Boy senza perdere di vista lo spirito del fumetto originale».

Simbolo generazionale. «Quando la serie a fumetti fu pubblicata nel 1952», spiega Shimizu, «Astro Boy era il simbolo di ripresa del Giappone annientato dalla guerra. Oggi, per il pubblico di cinquantenni, Astro Boy è il risultato della loro affermazione nell’aver saputo ricostruire il Paese in una sola generazione. Per i quarantenni è il ricordo del primo personaggio televisivo a cartoni (sufficiente a trasformare Tezuka in una celebrità nazionale). Per i trentenni un personaggio famoso. Per i giovani solo uno dei tanti nomi della costellazione manga».

Astro Boy secondo Tezuka: «Osamu Tezuka pensava che il suo personaggio possedesse un aspetto molto occidentale, del resto non ha mai nascosto di essere stato influenzato da Walt Disney e da Dave Fleischer. Riteneva inoltre che Astro Boy fosse indicato per i ragazzini, anche se non si risparmiava dallo scrivere storie adulte (come La storia dei tre Adolf e Black Jack); ma per questi lavori in particolare chiedeva sempre che fossero altri a occuparsi delle copertine dei volumi. Se fosse ancora vivo avrebbe ucciso per dirigere il film egli stesso, con un solo pericolo: il budget sarebbe stato il doppio di quello usato oggi».

Stessa trama. Il nuovo Astro Boy è ambientato a Metro City dove il dottor Tenma restituisce la vita al figliolo defunto grazie al “Blue Core”, fonte di energia che i militari al soldo del President Stone vogliono per scopi assai poco pacifisti.

Voci. De luxe il cast vocale originale del film: Nicolas Cage (Tenma), Freddie Highmore (Astro Boy), Donald Sutherland (President Stone), Kristen Bell (Cora) e Charlize Theron (voce narrante). In Italia: Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa.

Vezzi. Osamu Tezuka amava inserire personaggi da riutilizzare anche in altre opere. Sorta di buffi “caratteristi” animati. È il caso dello “zio baffone” o del professor Ochanomizu (ribattezzato Dr. Elefun in Astro Boy) caratterizzato da un grosso naso a patata che ha reso difficile la vita agli animatori del nuovo film.

Soldi. Un singolo episodio in b/n di Astro Boy nel 1963 costava la bellezza di 2 milioni e mezzo di yen, ma Tezuka – ossessionato dal timore di non proseguire la serie –  svendette la sua creatura a Fuji Tv alla cifra irrisoria di 550 mila yen a puntata.

Si ringraziano David Bowers, Yoshihiro Shimizu, Tezuka Productions, lo staff di IMAGI e Shinichi Kobayashi, e Jenny Hennessy. 

© Imagi Animation Studio. Il film in Italia è distribuito dalla Eagle Pictures
© Tezuka Productions.
© Riproduzione Vietata

 
 
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