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Approfondimenti

Starting Point 1979-1996

Un libro, un punto di partenza e un Hayao Miyazaki non più inedito

Sia lode ai fellow Americans. Per una strana commistione di passione cinefila, denaro e un’apertura mentale grande come un jumbo jet, lì da loro (e in parte anche in Francia) il nome di Hayao Miyazaki è quasi un frullato mistico. Il grande spettacolo di Hollywood non riesce a fare a meno dell’ometto giapponese. Agli americani può pure sfuggire dalle mani qualche milioncino di dollari, come ai tempi della poco convinta distribuzione di Princess Mononoke da parte della Miramax, eppure nessuno rinuncia alla grandiosa parata nell’immaginario del regista, anche quando non blasonata come i fratellastri animati in 3D. Una fantasia ben ripagata e sostenuta da John Lassetter, al quale – diciamolo – si deve praticamente il Premio Oscar al film La città incantata nel 2003, e che la Disney – malandrina fin che ti pare – continua a rifilare al pubblico americano. Ponyo on the Cliff by the Sea sarà infatti nelle sale ad agosto. Il resto della filmografia è già in dvd.

Qualche miglia di distanza da loro, e ci siamo noi. Sfigati all’inverosimile, coscienziosi fan di primo letto (da Heidi a Conan il ragazzo del futuro: nessuno tocchi il nostro modesto primato televisivo), ma con la vista annebbiata quando si tratta di mettere a fuoco una qualsivoglia creatura di Miya-san su grande schermo. Il tempo delle lamentazioni continua (e continuerà), almeno sino al giorno in cui – davvero davvero – saremo convinti o ci verrà fatto credere che l’animazione giapponese è ancora un fenomeno di nicchia (o un tormentone polemico per personaggi affamati di pandemie ideologiche e denigratorie).

Non c’è rivoluzione in atto, né qui né oltreoceano. Solo la felice miscela di cui sopra. E una certezza. A differenza degli appassionati italiani di primo letto, o di quella generazione-Mazinga che sa di panini con la mortadella, il pubblico americano manca di una solida memoria storica. Un fardello di reciproca conoscenza che, a seconda delle occasioni, qui ha prodotto un genere di affetto male in arnese, stereotipato o fintamente edotto. Eppure sempre presente all’appello, dalle prime fanzine e riviste all’epoca di blog e forum.

A differenza di questa metà del cielo, i fellow Americans sono corsi ai ripari e la loro memoria storica se la sono procurata d’ufficio. Immaginate quindi il più fulgido degli orizzonti, un sole nascente in terra americana e racchiudetelo in un volume di 462 pagine. Il nome è tutto un programma quanto a regresso nella storia e nel passato: Starting Point. 1979-1996, il libro che Viz Media manderà nelle librerie a partire dal 4 agosto. Un libro che è praticamente la traduzione in lingua inglese di quel Shuppatsu Ten 1979-1996 pubblicato da Studio Ghibli Inc. in Giappone (e seguito l’estate scorsa da Orikaeshi Ten 1997-2008) che raccoglie scritti, interviste, soggetti e interventi di Hayao Miyazaki.

Esaurito l’accidioso percorso delle righe soprastanti, quanto segue è una corsa in discesa. Il volume di Viz Media è infatti un viaggio alla scoperta di quello che, a volerla sparare grossa, consideriamo il Santo Graal in fatto di “cose miyazakiane”. Una prima parte di letture che, senza dubbio, sarà completata anche dalla traduzione del secondo volume.

Segno che siamo dalla parte giusta del cammino, questo sontuoso libro inizia con una introduzione di Lassetter che ricorda, quasi più a se stesso che agli altri, il suo primo incontro con Miyazaki. Tanti anni fa, ai tempi di Lupin III – Il castello di Cagliostro. Altrimenti questo viaggio nella memoria avrebbe poco senso, visto che quel film è l’esordio nella regia cinematografica. Parla di magia e film, John Lasseter. Quasi sorge il sospetto che senza di lui neppure questa splendida traduzione esisterebbe. E invece.

Se siete fra coloro che la pensano come il professor Keating de L’attimo fuggente (“strappate la pagina, anzi sapete cosa vi dico? strappate l’intera introduzione!”) e avversate le pompose pagine introduttive di un libro, procedete oltre. Senza offesa Lasseter-san. Il diagramma delle emozioni schizzerà in alto nella graduatoria: ciò che attende il lettore è del resto un’immersione nel mondo dell’animazione secondo un tale che nel 1979 ancora non era famoso. La sezione On Creating Animation contiene quasi cento pagine interamente dedicate al dietro le quinte di ciò che vediamo transitare sullo schermo. Una parte di libro utile a quanti amano farsi quel tipo di domande: cosa spinge un autore a fare determinate scelte? Come funziona il lavoro di scrittura? Quando Miyazaki capì di aver trovato un “suo” modo di realizzare cinema animato? E così via.

La sezione On the Periphery of the Work è l’invitante periferia che ci conferma quanto già sappiamo del Miyazaki più colto, interessato a cinema e letteratura ma anche affabulatore discreto circa i manga, le opere in costume o i film di animazione firmati da autori non giapponesi. Passando oltre, la sezione People ci accoglie fra le più indiscrete rivelazioni, compreso un pensieroso omaggio a Osamu Tezuka. Di filata, al centro del volume, una gustosa sezione a colori e in bianco e nero ci propone alcuni brevi lavori a fumetti incentrati sulla grande passione per il volo e i veivoli, al limite fra realtà storica e fantasia. Niente che non si sapesse già. Solo più confortevole per chi non mastica un’acca di giapponese. Il seguito letterario di tali passioni prosegue nella sezione My Favorite Things e in quella parte del volume che sprofonda nell’io artistico di Miyazaki: ovvero memorandum, progetti e dettagliati soggetti dei film che faranno la sua fortuna (da Totoro a Princess Mononoke) compresi quelli mai nati. Segue la sezione Works e una utile cronologia che allinea fatti biografici e imprese artistiche dalle origini a oggi.

Il volume non poteva che chiudersi con un saggio scritto da Isao Takahata, l’amico sempre indicato come Paku-san, che offre un percorso alternativo circa il più corretto profilo umano e artistico di Miyazaki. Chi altri meglio di lui, potrebbe farlo?

Se già possedete l’edizione giapponese di Starting Point troverete nella versione di Viz Media un volume poco più grande e ovviamente più agile da consultare; la traduzione è stata affidata a Beth Cary e al fidato Frederik L. Schodt (autore di Manga! Manga! The World of Japanese Comics).

Tutto perfetto, insomma? Quasi. A voler essere scrupolosi, si può biascicare che qui e là il lavoro di editing s’è lasciato sfuggire qualche imperdonabile errore (per esempio: la scrittrice Eiko Kadono, quella di Kiki’s Delivery Service, si ritrova con il cognome scritto erroneamente). Piccolezze di fronte a un libro-monumento, indispensabile per i super appassionati di Miyazaki o per i curiosi che volessero scoprire cosa si agita nella mente di un artista solitamente inafferrabile.

(Testo di Mario A. Rumor)

Starting Point. 1979-1996 Cartonato con sovraccoperta, pagine 462 (a colori e in bianco e nero), Viz Media, San Francisco, 2009, $ 29,99
Introduzione di John Lasseter; Postfazione di Isao Takahata

Siti internet:
http://www.viz.com/products/products.php?product_id=5855
http://www.amazon.com/Starting-Point-1979-1996-Hayao-Miyazaki/dp/1421505940

Si ringraziano Evelyn Dubocq e Kara Brovsky di Viz Media.

 
 
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