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Mazinger Edition Z: The Impact! C’č ancora bisogno di eroi

Le parole “robot giganti” devono essere un potente afrodisiaco per la vitalità creativa di Yasuhiro Imagawa. Nel Giappone di manga e anime si va avanti, pare, con le fisse. Se non ti risolleva il buon umore la ragazzina dai capelli variopinti e dalle minigonne ristrette o la idol di turno con travasamento moe, allora devi avere la fissa per qualcos’altro di vincente. Tipo i robottoni, che hanno quasi sempre gli agganci giusti con il divino merchandising per ottenere finanziamenti in tempo di crisi. Ecco: Imagawa ha la fissa per le storie degli altri. Nel senso che per professione reinventa (a modo suo, s’intende) interi universi creativi, modellandoli con l’incoscienza del fan scatenato ma soprattutto con l’estro di chi, trattando manga e anime più o meno le stesse cose, la sa più lunga del diavolo. E non si può negare che di demoni Yasuhiro Imagawa non ne abbia incrociati lungo il percorso.
 
Una sola cosa però lo separa dalla massa di salarymen dell’intrattenimento animato: la sua genealogia in veste di sceneggiatore e regista. Con il suo passato artistico potrebbe essere infatti figlio di Mitsuteru Yokoyama, se non altro per aver reinterpretato e portato al successo internazionale Giant Robot (la serie di OAV del 1992) prima, e il bellissimo Tetsujin 28-Go (2005) poi. Ne siamo arciconvinti soprattutto dopo aver letto il fumetto Giant Robot. Il giorno in cui la Terra bruciò che ha sceneggiato scombinando le carte in tavola e affidando la parte grafica alla matita di Yasunari Toda (il fumetto è pubblicato in Italia da Ronin Manga). Nel suo presente, giusto la primavera del 2009, Imagawa potrebbe inavvertitamente aver complicato quella cosa lì ed essersi imparentato con un signore che non ha mai avuto bisogno di eredi, figli o cugini di secondo grado: Go Nagai. Proprio lui. L’unico e insostituibile genio che ha cambiato manga e anime da così a così. Colui che non a tutti consente l’ingresso nel suo mondo di diavoli, giganti di ferro e supereroi dallo sguardo inferocito. Imagawa ne sa qualcosa, visto che per un periodo della sua vita ha legato il proprio nome a Getter Robot – The Last Day (1998) per poi chiudersi la porta alle spalle e lasciare ad altri la realizzazione della mini serie. Il tempo della rivincita è però arrivato.
 
Siccome le notizie non stanno ferme un attimo in Rete, ormai saprete anche voi che Mazinger Edition Z: The Impact! (2009) arriverà presto in Italia; in Spagna l’anime in 26 puntate ha già fatto furore grazie all’edizione in Blu-Ray e le recensioni dei nagaiani doc sparse tra forum e siti vari pendono clamorosamente quasi tutte per la promozione a pieni voti. Non accadeva da tempo che un titolo di Go Nagai, esclusi i classici televisivi anni Settanta, riuscisse a conquistare tanti consensi. I dissenzienti di solito lamentano in questo nuovo serial per la televisione la scarsa centralità fenomenica degli scontri “fisici” fra robot buoni e le bestie d’acciaio resuscitate dal dottor Inferno (dott. Hell). Ma naturalmente a Imagawa interessava tutt’altra cosa. Qui è come se Mazinger Edition Z: The Impact! appartenesse a un mondo in cui le regole, prima che riscritte, vanno stravolte. Qualcosa che, in linea teorica, non dovrebbe avere parentela alcuna con i remake, ma con le rivisitazioni che nel mondo dell’entertainment di oggi funzionano abbastanza bene. Qualcuno lo chiamerebbe universo parallelo. Gli autori hanno tenuto a precisare che la parentela con l’originale del 1972 sta tutta nel nome e in una flessibilità narrativa che pone Mazinger Edition Z: The Impact! in competizione diretta con altri lavori di Nagai. Qualcuno li chiamerebbe riferimenti incrociati. Ma naturalmente a Imagawa interessava tutt’altra cosa e i giapponesi non sono così diplomatici come sembra.
 
Bisognerebbe allora sentire il diretto interessato per capire di più. Di sicuro Nagai non poteva essere meglio rappresentato su piccolo schermo. La generazione di disegnatori anni Settanta (dal defunto Kazuo Komatsubara che lavorò ai film della serie a Yoshiyuki Hane, chara designer dell’anime tv) fremerebbe d’invidia nel vedere riportato allo stato originale lo stile grafico duro e puro di Nagai. In televisione di solito, visto che all’epoca produceva Toei, i personaggi si portano dietro volti arrangiati alle esigenze soft del pubblico: neppure il dottor Inferno o il Barone Ashura mettevano veramente paura. Ammirate gli attuali detentori del titolo e diteci se i “nuovi” arrivati non sono la rappresentazione perfetta della follia. Se questi tizi ti dicono che vogliono distruggere il mondo, beh tu ci credi. E se Koji Kabuto proclama a gran voce che l’umanità ha urgenza di eroi per salvare la Terra, non occorre altro se non una immediata dimostrazione. Cosa che, puntuale, si presenta nei primi minuti della serie animata 2009 con uno scontro infuocato già in atto che Imagawa, alla sua maniera, ha impostato come evento di partenza ma che sappiamo essere l’epilogo di una storia che non abbiamo ancora visto. Più geniale di così. La modalità “Imagawa” è arcinota dai tempi di Giant Robot. Della serie: o le cose le conosci perché sei un guru del fumetto giapponese del Dopoguerra o le metabolizzi in buona fede anche se non conosci una virgola dell’opera di Yokoyama o, nel caso specifico, di Go Nagai. Naturalmente c’è anche dell’altro.
 
Con il suo dignitoso budget Mazinger Edition Z: The Impact! può contare su una notevole qualità delle animazioni (prodotte da Bee Media che in passato s’era occupata di Mazinkaiser) e quindi non solo lo stile narrativo di Imagawa conquista terreno con tutti i suoi misteri e segreti da snocciolare gradualmente al pubblico neanche fossimo dalle parti di Heroes o Lost, ma pure il suo carismatico senso dello spettacolo. Che è come andare in guerra, anche senza tutti quei noiosissimi corpo a corpo robotici che la tradizione imporrebbe come vitali per una estrema messa a fuoco del genere. Tradotto: scene piene di dettagli, clima apocalittico itinerante con le città dei giapponesi “buoni” invase dalle armate del Male anziché frettolosamente castigate dal rossore dei ka-boom esplosivi visti nella serie classica. E ancora: ritmo frenetico, dinamiche perfette fra l’uomo e la macchina, ironia e una colonna sonora classicheggiante. Un altro mondo forse, ma in realtà lo stesso mondo. Quello che i nagaiani doc hanno imparato prima a rispettare e poi ad amare. Lo Mazinger Edition Z: The Impact! degli anni Zero (appunto) è una grande famiglia allargata. Non tanto per i riferimenti che saltano fuori con le altre opere del disegnatore, ma per l’estensione di massa che chiama a raccolta tanti e diversi personaggi, quasi raggruppati in clan: i Kabuto, la gente del laboratorio di ricerca sull’energia fotonica, la casa Kurogane, l’Isola di Bardos (da cui provengono i robot del dottor Inferno, tra cui il nostro preferito: Garada K7) e Micene. Non si è mai soli in Mazinger Edition Z: The Impact!, questo lo avrete capito. E pensate un po’. Negli anni Settanta i fantomatici giacimenti di “Japanium” che il dottor Kabuto voleva convertire in energia pulita rimandavano alla grande crisi petrolifera che colpì il Giappone nel 1973. Oggi la crisi energetica ancora c’è e affligge su scala globale. Ma i robottoni-eroi non mancano mai. Soprattutto se devono ricordarci da quale parte occorre stare.
Mario A. Rumor
 
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