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Recensioni

Kappa no Coo no Natsuyasumi

Se un giorno d’estate… un piccolo kappa. Indietro di un anno per parlare del bel film di Keiichi Hara, solo per ribadire che bello e coraggioso sia il cinema di animazione giapponese.
Ci sono voluti venti anni, però Keiichi Hara ha tenuto duro e alla fine il suo film lo ha realizzato. Non capita a tutti i registi di anime. Talvolta si resta ancorati a stereotipi e clichè, più spesso non si trova il coraggio di lasciare “il gruppo” per tentare una carriera in solitaria. Ci sono riusciti in pochi, e a pochi è andata davvero bene.
Siccome le temperature avvertono che siamo abbondantemente nella stagione estiva, sbalzo più sbalzo meno del termometro, vogliamo riesumare un film uscito la scorsa estate e di cui s’è parlato pochissimo. Il titolo è indicato per il periodo e la calura: Kappa no Coo to natsuyasumi (2007, Un’estate con Coo il kappa) ed è il famoso film di Keiichi Hara prodotto da Shochiku e protagonista di proiezioni in diversi festival del cinema.
Di tutti i personaggi folkloristici, il “kappa” è uno di quelli che forse inquieta di più. Non bastasse la parola e i disegni di uno Shigeru Mizuki, c’è sempre quella puntata della serie Sampei il ragazzo pescatore che metteva i brividi (togliendoci la voglia di immergerci negli specchi d’acqua nipponici sapendo della sua presenza).
Eppure c’è anche chi ne ha visto un lato totalmente diverso, quasi umano. È lo scrittore Masao Kogure, scomparso proprio lo scorso anno senza poter ammirare il film di Hara, che ha dipinto con tocco solenne e perfetto l’argomento nei suoi libri Kappa, Oosawagi e Kappa Bikkuri-tabi. E pensare che all’inizio il regista aveva pensato a lui per un videogioco che gli era stato commissionato; solo in seguito il film di una vita che attendeva di realizzare tra una pellicola e l’altra di Crayon Shin-chan, ha trovato forma e budget. Siamo nel 2006 e il titolo di lavorazione è ancora Kappa no kureta okurimono. Shochiku già lo immagina perfetto per le famiglie.
 
Giovani e adulti, senza distinzione
Ma Keiichi Hara, nato a Gunma nel 1959, non è d’accordo. Dopo venti anni passati alla Shin-Ei Animation a firmare Doraemon e Pa-man o la direzione generale di Esper Mami, per poi assumere le regie dei film dedicati a Crayon Shin-chan dal 1997 al 2002, di generi animati e categorie pre-confezionate ne ha abbastanza e punta a collezionare totale indipendenza per il suo film.
La storia racconta del giovane Koichi Uehara, studente al quarto anno, che sulla strada del ritorno da scuola rinviene una misteriosa pietra. Una volta rincasato scopre che si tratta di un fossile di kappa, la leggendaria creatura di tanti miti e racconti. Con l’aiuto della sua famiglia, Koichi riesce a riportarlo in vita e gli dà nome Coo. In breve la creatura diventa un membro a tutti gli effetti di casa e Koichi fa di tutto per renderlo felice. Ma a Coo manca la sua vera famiglia e assieme al ragazzo parte per un viaggio alla ricerca di ciò che resta delle sue origini.
Dai primi schizzi e bozzetti disegnati dal character designer del film Yuichiro Sueyoshi, l’impressione è che il film dovesse realmente piazzarsi sul podio dei prodotti per bimbi e famiglie, se non altro per compiacere i produttori e la distribuzione nelle sale da parte di Shochiku.
Per far capire che non tutto sarà come nei romanzi di partenza, il regista Hara non scrive una vera e propria sceneggiatura (nonostante sia accreditato come tale), ma parte con una outline e uno storyboard fluviale che sfiora le tre ore di film. Una pratica che sappiamo essere molto comoda a un certo Hayao Miyazaki. Giusto per non smentirsi come artista poliedrico e audace, toglie qualcosa dei libri di Kogure. Non è un caso se il personaggio del kappa egli lo vede come una minoranza etnica, alla stessa stregua dei pellerossa d’America ed ecco che il suo lavoro perde per strada ogni etichetta e diventa opera per giovani e adulti. Soprattutto: un film con qualcosa da dire. “Non è il ritratto a cartoni animati di un anonimo kappa”, dirà Hara in una intervista. “Piuttosto è una storia in cui ho tentato di parlare dei ragazzini di oggi, della famiglia e della società attuale”. Qualcuno gli ha anche ricordato che Kappa no Coo to natsuyasumi ha dentro di sé qualcosa del film di denuncia per la salvaguardia dell’ambiente. Lui fa sì con la testa, ma senza entusiasmarsi troppo: “E’ uno degli argomenti, però senza esagerare”.
 
Ma come è difficile fare animazione
Con la sua ambientazione contemporanea, affacciata sul fantastico (anche qui senza forzature), e molto provinciale, Hara ha voluto rendere omaggio allo scomparso autore del soggetto Masao Kogure collocando il suo film nei pressi di Higashi Kurume, una zona fuori Tokyo in cui abitava lo scrittore. Perfetta per la resa spettacolare e scenografica di Kappa no Coo.
Pur avendo avuto enorme libertà da parte della Shochiku (nonostante l’esigenza di tagliare dallo storyboard più di 30 minuti di materiale), arrivando a sfornare ben 2 e 18 minuti di film, il problema maggiore del regista in realtà è stato quello di reperire uno staff preparato.
Per lui che arriva dalla generazione diligente e professionalmente avida di novità degli anni ‘80, si è rivelato molto difficile e frustrante scovare a una squadra di animatori in gamba.
Una piccola grana che – fortunatamente – non si gli è rivoltata contro; anzi, va detto che tutte le anteprime organizzate dalla Shochiku per la stampa, il pubblico e gli appassionati dei siti web hanno dato risultati più che encomiabili. Circostanza che è presto rimbalzata nelle trasferte a Dubai e a Londra nel 2007 nei festival di settore, dove il film ha suscitato grande interesse, nonostante il soggetto molto locale e poco conosciuto al pubblico occidentale.
Sia come sia, Keiichi Hara ormai appartiene al fortunato club di quelli che ce l’hanno fatta. Magari non in termini di incassi stratosferici al botteghino, anche se nella prima settimana di permanenza nelle 101 sale messe a disposizione da Shochiku il film ha totalizzato 232 mila dollari, portandosi a casa oltre 2 milioni e mezzo di dollari.
Piuttosto come autore, libero da pressioni (anche se Shin-Ei lo ha amichevolmente sostenuto nel suo progetto…), riuscendo “a fare per la prima volta qualcosa in prima persona. Avendo lavorato per anni in anime stilizzati, questa opportunità mi ha dato la chance di volarmene via e realizzare qualcosa che sognavo di fare da tantissimo tempo”.
Che tradotto in termini pratici, significa che Keiichi Hara è nuovamente al lavoro, anche se per adesso non vuole far sapere altro che il suo smisurato entusiasmo.
 
© 2007 Masao Kogure/Shochiku Co., Ltd.

 
 
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