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Approfondimenti

Manga costosi, denari elargiti e petulanti bambinoni

Affrontiamo l’argomento prezzo dei manga (e degli altri fumetti, dei libri, ecc.).
Buttiamo giù queste osservazioni dopo aver assistito a perplessità, critiche e proposizioni, pervenute alla redazione di Yamato e presenti anche su vari forum, circa il costo dei manga...
Parliamo pure di noi, innanzi tutto: consideriamo i manga della collana “Grandi personaggi storici a fumetti”.
 
Proviamo ad affrontare le cose, su più livelli, come si deve.
Alessandro Magno, 240 pagine in bianco e nero più 4 pagine a colori; Elisabetta, 208 pagine in bianco e nero; Gesù, tre uscite di 144 pagine a colori.
I volumi sono in vendita a 15,00 euro ciascuno.
È chiaro (crediamo) che il minor numero di pagine di alcuni manga risulta compensato dal fatto che sono a colori. È chiaro anche che Yamato ha tenuto un prezzo uniforme per tutte queste prime uscite della collana, per scelta, tendendo a compensare i valori. Per cui, non tanto la differenza di costo tra i manga della collana, quanto il costo della collana, vorremmo considerare.
Se prendiamo, per esempio, Alessandro Magno e lo paragoniamo a pubblicazioni similari (per confezione, numero di pagine e lavorazione) di altri editori seri e che sanno ben preparare le loro proposte editoriali (facciamo nomi: Black Velvet, Coconino, Hazard...), vedremo che hanno i nostri stessi prezzi.
Ma siamo convinti che quegli editori non subiscono proteste dei lettori (o le poche che sentono riguardano solo i manga, per quelli che li editano).
Forse perché, semplicemente, quel loro pubblico è “più adulto” (intendiamo meno volubile e meglio preparato culturalmente). Forse perché è il lettore di manga che è stato (o si è) male educato.
 
Vale a dire che da una parte si continua (noi lo abbiamo fatto a lungo sulle pagine di Man-ga!) a protestare giustamente contro certi psicoidioti da teleschermo perché trattano i manga come “roba per bambini”, ma poi ci si comporta da volubili “bambinoni” sempre alla rincorsa del fumettino dal prezzo stracciato. Senza un minimo di quella dignità culturale che farebbe comprendere come ci siano pubblicazioni effimere, vendute per essere bruciate in velocità e quindi proposte con costi il più bassi possibile (e lavorate allo stesso misero livello, ovviamente). E poi esistono altre pubblicazioni che vorrebbero essere qualcosa di più in quanto a importanza: per la scelta degli argomenti e degli autori (soggettivo questo) e per il modo in cui sono proposte (ben poco soggettivo quest’altro punto).
 
Inoltre, se si compara un manga come Gesù o Alessandro Magno a un romanzo con simile confezione (si vedano alcune cose di Fazi o di Feltrinelli giusto per capirci) si scoprirà che il romanzo costa anche di più. Ma nel caso dei romanzi non c’è veemente protesta dei lettori, i quali comprendono bene che edizioni curate e con tirature “da libreria” non possono avere un prezzo più basso di tanto. Pena, appunto, la qualità.
I manga, invece, pare debbano costare “meno”, pur avendo maggior lavorazione e minore tiratura, molto spesso. Perché?
Forse per essere compatibili con la paghetta settimanale dei “bambinoni”? I quali ovviamente si sputtanano molto di più in telefonate, senza proteste nei confronti delle rapaci compagnie telefoniche. O in straccetti firmati, senza lagnanze nei confronti di fior di stilistume che propone sconvolgenti banalità modaiole.
 
Torniamo a noi. I manga che Yamato pubblica nella collana “Grandi personaggi storici a fumetti” vengono trattati al meglio (professionalmente): nella traduzione e nel testo, con relative varie revisioni, nella stesura di attente note che accompagnano il lettore lungo la storia, per puntualizzare e situare anche quelle parti che l’autore ha maggiormente romanzato.
Generalmente nei manga non ci si sofferma su questo. Di solito è sufficiente blaterare in scialbe presentazioncine, sprecando aggettivi magniloquenti sull’autore o bufale sulle tirature. Parole vuote solo per attirare attenzione e vendere. Trattando così il lettore da babbeo. E quando è davvero babbeo, non se ne avvede!
Generalmente non si correggono più volte le bozze (sottovalutando miserabilmente questo fondamentale passaggio nel lavoro) o lo si fa fare, con una leggerezza che rasenta il crimine culturale, alla telefonista (che parla bene l’italiano e ha letto tutti i libri dell’Alberoni e del Meluzzi), al figlio (che è così bravino in lettere a scuola), alla cugina (che fa la maestra e ha tanta ma tanta pazienza) e ad altre persone che certo non conoscono quel mestiere che è tra i più difficili che ci siano in editoria: il correttore di bozze, come si chiamava una volta (quando c’era).
Inoltre per i manga di Yamato abbiamo scelto la carta con cura e dopo attente prove. Non abbiamo preso la più a buon mercato, ma quella che ci pareva rispondere meglio alle esigenze di questa collana (simile per resa alla carta dell’edizione giapponese). E così pure con attenzione abbiamo curato gli altri aspetti della lavorazione (che per altro sono stati riconosciuti e apprezzati un po’ da tutti).
Sia chiaro: non siamo i “bravissimi”! Errori possono esserci e possiamo migliorare, ma questa è la logica che ci ha mosso.
Tutte queste cose, sappiamo bene, le fanno anche altri che ovviamente (anche loro) devono praticare un giusto prezzo al pubblico.
 
Altro spunto.
I manga di Yoshikazu Yasuhiko sono usciti anche in Francia, con lo stesso formato italiano, ma senza le pagine di note. La confezione è diversa: in Francia sono cartonati, in Italia abbiamo deciso per la brossura con sovraccoperta perché così è l’edizione giapponese. In Francia quei manga costavano (quattro anni fa quando sono andati in libreria) 12,00 euro.
Ma in Francia possono avere tirature doppie (e più) di quanto è possibile in Italia. Per cui, fatti i raffronti, le nostre edizioni costano addirittura meno di quelle francesi.
Ma in Francia pare nessuno protesti...
Oltralpe c’è la cultura dell’edizione a fumetti (non solo manga). Vale a dire che il pubblico si avvicina al fumetto sapendo di star acquistando un prodotto culturale, come un qualsiasi altro libro, ed esigendo una certa qualità e attenzione. In Francia c’è da tempo la tradizione dell’albo cartonato che vende anche decine di migliaia di copie (parliamo di “normali” proposte non di best seller come Asterix o Tin Tin). Qualsiasi editore italiano farebbe i salti di gioia se sapesse di poter vendere 1.500 copie di un cartonato.
 
Per cui, invece di lamentare il costo dei manga si farebbe meglio a “punire” quegli editori che, per venire incontro alle richieste più “basse” del pubblico, stampano su cartaccia, confezionano alla meno peggio, si servono di traduttori da quattro soldi e li pagano due euro. Quelli che si avvalgono di collaboratori dilettanti (figli, cugini, maestrine...), che raffazzonano traduzioni, controllano male le bozze (o non le controllano per niente). Che danno in mano l’impaginazione a sedicenti grafici, incapaci e ignoranti (chiunque abbia un computer e un programma, ha oggi automaticamente il patentino di grafico, e i risultati si vedono). Gente animata magari da grande entusiasmo (passione da otaku, se vogliamo) e per questo facilmente sfruttabile per abbassare il prezzo. Ma anche, inevitabilmente, la qualità. A che pro? Non certo per fare manga migliori. No, solo per raggranellare un po’ di quattrini in più (pochissimi per altro).
Alla faccia dei suddetti “bambinoni”. Questi intanto si trastullano ciarlando lamentosi sui costi di prodotti confezionati con cura. Non li abbiamo ancora sentiti smadonnare contro l’enorme, spropositato, costo a cui gli rifilano card, giocattolume elettronico, gadgettume vario e altre amenità che fanno belle le loro giornate beate.
Ma dei libri sì. Un libro dovrebbe essere gratis per taluni imbecilli!..
Una domanda: possono quanti si lamentano dei costi, fornirci un loro motivato parere sul prezzo al pubblico che dovrebbe avere un manga? Facciamo pure esempi pratici: si prenda Gesù o Alessandro Magno o anche cose non di Yamato... Attendiamo, curiosi e speranzosi...
 
Uno spunto ancora.
Ma perché gli editori puntano a fare roba a basso costo e da bruciare in breve? I motivi sono diversi non tutti abietti come il “fare affari”. Buttiamo qualche spunto anche qui.
Perché quando un fumetto esce, bisogna pagarlo in tempi piuttosto brevi. C’è la tipografia, la confezione, poi tutte le lavorazioni del testo e della grafica, e le royalties per l’autore e l’agente. Va quasi tutto pagato entro, in media, 90 giorni. Provate a chiedere a un editore quante volte gli è capitato di pareggiare i conti su un libro entro un anno (altro che 90 giorni)? Se qualcuno trova esempi, ce lo faccia sapere...
 
Ma subito, immediatamente, prima ancora di fiatare, c’è lo Stato pronto a pretendere quello che considera “il proprio”, facendo financo pagare sul deposito della merce invenduta (che per lo Stato è guadagno. Vale a dire che non si pagano tasse sul guadagno, ma sulla perdita: evviva!). Lo Stato che nulla ha fatto (astenersi, prego, da inopportune osservazioni tipo “lo Stato siamo noi”), e nulla fa, anzi spesso mette i bastoni tra le ruote (vedi censure varie patite dai manga che la Legge non ha certo tutelato, negando di fatto la libertà di stampa), vuole il “suo”: subito, senza dilazioni. Dilazioni e ritardi che invece sono a quel punto costretti a subire quanti hanno davvero lavorato con abnegazione al fumetto.
(Come sarebbe bello pagare le giuste tasse su quanto si guadagna, non su altro. E ci fermiamo qui, altrimenti qualcuno penserà che crediamo ancora a Babbo Natale).
 
Un ultimo spunto (ma ce ne sarebbero altri).
C’è una fetta di editoria pesantemente “drogata”. Quella che ha sovvenzioni di vario tipo per far uscire le varie pubblicazioni. Come siano date queste sovvenzioni sarebbe da indagare... Ci sono associazioni, robe che si dicono senza scopo di lucro, enti sedicenti morali, istituzioni statali, partiti, enti confessionali, consorterie legate al sistema scolastico... Sono drammaticamente tanti.
Certo è facile ricevere soldini dallo Stato, dalla Comunità europea o da altri, poi editare e, pur applicando prezzi popolari, potersi così permettere un pareggio bassissimo. Ovviamente bisogna dare alla pubblicazione un taglio che sia coerente con il pensiero dominante (di chi elargisce emolumenti). Alla faccia della libertà di espressione... Ci sono editori che escono con diversi volumi all’anno, vendono in media 400 o 500 copie per titolo (a prezzi competitivi) e continuano a stampare. Come fanno? Le sovvenzioni, ovviamente. Che sono, guarda caso, i soldi delle tasse presi anche a quanti invece le proprie edizioni se le pagano completamente (compreso il magazzino dell’invenduto).
Ed è possibile assistere poi a spettacoli edificanti in cui questi editori sovvenzionati, vantando meriti imprenditoriali, si riempiono la bocca di “libero mercato”, di “concorrenza”, ecc. Ma allora si giochino le loro edizioni senza paracaduti, lascino al mercato la libertà di decisione.
Sia chiaro: a noi non piace né il “libero mercato” né crediamo alla santità della concorrenza, ma non amiamo nemmeno l’editoria “drogata” da emolumenti statali, europei, o d’altro tipo.
 
Tutto questo pesa.
Allora quei “bambinoni”, qualora provassero a crescere un pochino, dovrebbero cominciare a vedere davvero dove stanno i “nemici” della cultura (sempre che sappiano il significato della parola): dei manga, dei fumetti in genere, dei libri... In sostanza del libero pensiero.
 
Potremmo continuare... Ci fermiamo qui (siamo già stati abbastanza lunghi e noiosi per la sopportazione del lettore in Rete). Non pretendiamo di esserci spiegati al meglio... Speriamo solo di aver contribuito ad aprire un dibattito. Attendiamo spunti, commenti, confutazioni e rettifiche a quanto scritto. Le nostre pagine sono aperte.
 
di Silvio Andrei

 
 
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