Yamato video

 
 

Interviste

Alla corte di Tezuka Productions

Seconda parte dello speciale tributo dedicato a Osamu Tezuka. Per capire qualcosa in più dell’uomo e dell’artista, «MAN·GA!» è andata a chiedere spiegazioni a Yoshihiro Shimizu, l’uomo che oggi tiene le redini di Tezuka Productions, lo studio giapponese che non soltanto porta il nome del Dio dei manga ma che si prodiga in ogni maniera per preservare quel nome in chiave artistica. E il ritratto che ne fa è di quelli impossibili da dimenticare.

 

È stato scritto di tutto su Osamu Tezuka e i fan lo conoscono soprattutto attraverso la sterminata collezione di fumetti e anime. Ma chi era davvero Osamu Tezuka e quale ricordo è ancora ben vivo in tutti voi?

Era una persona davvero attiva. Era il tipo di persona a cui interessava davvero il pubblico e coloro che gli stavano accanto. Ma al tempo stesso era anche molto severo e rigoroso con tutti noi quando lavorava alla Tezuka Productions. Il più delle volte eravamo un centinaio a lavorare qui, a volte più di quattrocento, e sempre non meno di settanta, incluso lo staff delle produzioni animate e gli assistenti del settore fumetti. Perseverava in ogni occasione nell’esercizio della sua creatività e svolgendo il suo lavoro al meglio delle possibilità fino all’ultimo secondo disponibile e si aspettava una medesima attitudine da parte di chi collaborava al suo fianco. Un esempio di questa perseveranza era disegnare egli stesso tutti i personaggi dei suoi manga fino alla conclusione e non permetteva a nessun altro di farlo. Ci sono numerosi artisti che si limitano a disegnare le facce dei personaggi per poi affidare il resto del lavoro agli assistenti, ma con Tezuka non accadeva mai. I suoi collaboratori realizzavano gli sfondi, gli alberi, gli edifici, le ombre e tutto il resto era di esclusiva competenza di Tezuka. Inoltre a noi dello staff manageriale aveva instillato l’importanza di essere rigorosi con noi stessi in modo da dare la priorità ai fan e alle loro esigenze.

E non si accontentava di niente di meno nelle sue produzioni animate e qui, col senno di poi, mi sento dispiaciuto per lui perché avendo da mandare avanti sia i fumetti che gli anime si sapeva bene che era impossibile trattare entrambi alla perfezione. Mentre lavorava ai suoi manga, non aveva tempo per disegnare gli storyboard delle serie animate e quando era occupato in queste era costretto a rispettare i tempi di consegna delle tavole dei manga. Era sempre così impegnato che non gli riusciva di tornare a casa più di una o due volte la settimana. Pensate, Tezuka andava a rifugiarsi nel suo studio al piano superiore dell’edificio in cui Tezuka Productions era domiciliata per lavorare di notte. Quindi era inevitabile che il suo tempo a disposizione fosse sempre ristretto dovendo occuparsi di due cose contemporaneamente. Alla fine lo staff restava a lavorare senza poter dormire e riposare. Ma quando c’era da dare una mano, Tezuka li aiutava: si coricava per 30 o 40 minuti sotto una coperta nel corridoio e poi tornava a lavorare. Questo ritmo lo mantenne anche dopo aver compiuto i quarantacinque anni. Fu questa sua attitudine a lavorare simultaneamente a manga e anime a gettare le fondamenta della serialità animata giapponese. Lo stile delle serie TV a disegni animati basati sullo story manga, un genere che è partito, è stato sviluppato e maturato proprio con Tezuka, è penetrato con successo nel 60 per cento dei mercati stranieri.

Molti in seguito copiarono questo modello di lavoro nei magazine e poi lo applicarono all’animazione televisiva. L’idea di Tezuka che “manga e anime sono linguaggi universali come l’Esperanto” è ancora parte di noi e sostiene l’industria. Dovremmo essere fieri di questo.

L’artista Osamu Tezuka come abbiamo visto era infaticabile: come e quando decise di fondare la Tezuka Productions e cosa rimase della prima società, la Mushi Production?

Tezuka Productions fu fondata nel 1968, otto anni dopo la creazione di Mushi Production. Per cinque lunghi anni le due compagnie esistettero in parallelo fino al giorno in cui Mushi finì in bancarotta nel 1973, così Tezuka Productions non divenne operativa fino a quando l’altra società non chiuse i battenti. Dovete sapere che c’erano tre compagnie, inclusa Mushi Pro. Shoji, e le funzioni di ognuna vennero ripartite nel seguente modo: Mushi Production si occupava del settore Animazione, Mushi Pro. Shoji gestiva i copyright e diede alle stampe anche la rivista «COM», mentre Tezuka Productions era coinvolta nelle pubblicazione dei fumetti. In quest’ultima lavoravano solo gli assistenti. Ciascuna società era indipendente dall’altra. In seguito due delle società Mushi fallirono, ma ciò avvenne dopo che Tezuka se ne era andato. Ci lavoravano qualcosa come 400 animatori all’epoca e accettavano lavori esterni in animazione basati su fumetti che non appartenevano al Maestro. Per varie ragioni incontrarono problemi finanziari molto seri. Dall’altra parte, Tezuka Productions con i soli assistenti non aveva ragione di chiudere con Tezuka che continuava a disegnare fumetti. Così dopo la bancarotta della Mushi, Tezuka si concentrò sulla sola produzione di manga fino al 1978, quando l’intervento di Nihon Television portò al progetto del primo Special Televisivo della durata di due ore intitolato “Bandar Book”. Tezuka Productions fu convinta a rivalutare le posizioni dei collaboratori e modificare la linea di produzione e di gestione dei diritti gettando le basi di quella che poi è diventata l’attuale società. Da quel giorno ci buttammo nuovamente a capofitto nell’industria dell’animazione, realizzando opere come “L’Uccello di fuoco 2772” e il remake di “Astro Boy” (1980).

Com’è organizzata oggi Tezuka Productions e chi sceglie i progetti? Pensiamo ai film “Jungle Taitei” del 1997 o “Metropolis” del 2001…

Fino al 1989, l’anno in cui Tezuka morì, Tezuka Productions era un grosso studio che realizzava qualunque cosa il Maestro desiderasse fare. Era un’organizzazione con uno staff che lavorava in sintonia con i desideri di Tezuka, anche quando da essi sapevamo bene di non trarre profitti. Ma oramai sono trascorsi quasi vent’anni dalla morte del nostro fondatore e tutti noi crediamo che Tezuka Productions debba avere una propria identità imprenditoriale. Per quanto riguarda i soggetti che decidiamo di realizzare, quando salta fuori un progetto interessante le decisioni vengono prese in base ai finanziamenti che siamo in grado di raccogliere e in base al comitato di progettazione che in seguito viene convocato. E questo significa soprattutto se possiamo vendere il tal progetto. Per farvi l’esempio di “Jungle Emperor Leo” (1997), stendemmo il progetto, riunimmo un comitato di produzione e trovammo sostenitori di fiducia in società come BMG e la Shochiku, e alla fine il progetto del film fu accettato. Ogni nostro nuovo lavoro è pensato e realizzato a condizione che possa essere venduto e riesca a convincere eventuali finanziatori.

Allo stesso tempo ci sono moltissime persone che sperano di adattare i lavori di Tezuka. Di sicuro in Giappone esistono altre persone che sognano di realizzare opere in animazione da lavori del Maestro e alcuni di essi nell’industria sono in grado di prendere decisioni in tal senso in quanto registi e produttori. A volte, attraverso compagnie di produzione, questi interlocutori esterni propongono progetti, scovano finanziatori e acquistano i diritti del film proprio qui alla Tezuka Productions. “Metropolis” (2001) è uno di questi casi. Per farla breve esistono due modi per realizzare un progetto dalle opere di Tezuka ed entrambi passano per la società: sviluppando un progetto o acquisendo una licenza che è rilasciata principalmente dalla nostra Licensing Division.

Un posto speciale in tutto questo è occupato ad esempio da “Black Jack” che in termini di star system fa parte dell’olimpo di personaggi creati da Tezuka, ma in termini di opera animata deve molto al regista Osamu Dezaki (e recentemente a Makoto, figlio di Tezuka). Vuole parlarci di questo titolo che è amatissimo dal pubblico italiano (e non solo) e del nuovo film realizzato nel 2005?

Tezuka è morto nel 1989 lasciando Tezuka Productions con tre progetti animati incompleti. Si trattava di serie televisive. Una era “IN THE BEGINNING – The Bible Stories”, una co-produzione con la RAI; l’altra era “Kimba the White Lion” (1989) e l’ultima era “Blue Bink” che doveva essere trasmessa dalla rete NHK. La prima era la più problematica per via delle differenze culturali e si sviluppò in una serie di 26 episodi ma la verità è che ci costò una fatica anche doppia, quasi come se avessimo realizzato 52 puntate. Con la scomparsa di Tezuka, fummo inevitabilmente costretti a trovare un sostituto che potesse prendere il posto del grande regista. L’assistente regista di allora fu il primo a essere promosso di ruolo ma purtroppo non lavorò bene e ci costò un sacco di soldi facendoci sprecare tempo prezioso. Poi, come un autentico salvatore, comparve Osamu Dezaki e il suo stile di regia fu accettato dalla RAI: le cose presero una piega differente e riuscimmo a completare la serie televisiva. Una volta chiusi i lavori con le animazioni lasciate orfane, noi di Tezuka Productions decidemmo di continuare a collaborare con Dezaki e io, in qualità di supervisore dei progetti, lanciai l’idea di realizzare “Black Jack” in collaborazione con Nippon Columbia (che oggi si chiama Columbia Entertainment) e l’editore Akita Publishing. Tuttavia, trattandosi della storia del dottor Black Jack, un medico che lavora in nero, il progetto all’epoca non si addiceva per il prime time televisivo e al tempo stesso ritenevo che 30 minuti appena di animazione non avrebbero mai reso giustizia a quel personaggio. Così passammo a concepire una versione da 60 minuti destinata all’home-video sotto la direzione di Dezaki. All’inizio partì come una mini serie di 3-5 episodi ma in seguito aggiungemmo nuovi capitoli fino ad arrivare al decimo OAV.

Se dite che “Black Jack” ha raggiunto il cuore e la mente di voi spettatori, non posso che credervi e immagino dipenda dall’indifferenza, chiamiamola così, del personaggio. Il regista Dezaki ha perfettamente riesumato il personaggio originale creato da Tezuka, che è umano e ha le sue debolezze come tutti noi, trasformandolo in un tipo cool e intelligente con la finezza di uno scalpello. La serie ha generato un certo interesse in Giappone fra coloro che avevano letto e amato il manga, ma “Black Jack” è stato accolto meglio in Occidente dove, ritengo, il fumetto originale non è stato letto da tutti e gli OAV sono arrivati considerevolmente prima.

Quale rapporto avete con le nuove tecnologie digitali (di cui si fa un utilizzo grandioso in “Metropolis”)? E se Tezuka fosse ancora vivo oggi, come si comporterebbe di fronte a questa novità?

Per dirvi la verità, mi trovavo proprio con Tezuka quella volta in cui gli è stata rivolta la stessa domanda. Negli anni ’80, quando la computer graphics stava attirando l’interesse e la curiosità di molti, Tezuka stesso rispose in merito durante un’intervista rilasciata alla rete NHK. Lui rifiutava la freddezza prodotta dalla tecnologia computerizzata dell’epoca e l’uniformità delle immagini realizzata dalla “macchina”.

Del resto egli ha sempre intravisto grande sensualità nel movimento. Mi spiego meglio: se il movimento per lui era erotico, il movimento inorganico generato dal computer proprio non lo interessava. Lo trovava erotico nei termini in cui creare un movimento era un prodotto del lavoro delle mani, che magari applicavano ombre o quant’altro, e nei movimenti ottenuti attraverso ripetuti cambiamenti e revisioni. Di conseguenza Tezuka non si piegò a quelle tecniche e Tezuka Productions ha continuato per lungo tempo a realizzare opere con l’animazione tradizionale in 2D, ma oggi le cose sono cambiate. Quel modo di lavorare non è più sufficiente per alcune aree di produzione degli anime, così anche noi facciamo tutti i lavori in digitale dopo la fase dell’intercalazione. Inoltre abbiamo installato un potente computer e impieghiamo diversi ingegneri nel nostro ufficio in una struttura chiamata “SKIP CITY” per studiare le applicazione del 3D. Tuttavia tengo a precisare che non rientra nelle nostre intenzioni realizzare opere in 3D come quelle della Pixar, piuttosto esso tornerà utile come supporto per le animazioni fatte a mano e non vogliamo che le nostre produzioni animate mettano in rilievo il 3D o il digitale in sé. Un consistente numero di tecniche del genere sono state usate in “Metropolis”, è vero, ma si è trattato di una scelta del regista Rintaro, avendo licenziato questo titolo a un terzo interlocutore e contribuito unicamente come intermediari dell’autore originale.

A suo avviso cos’è che rende unico e irripetibile il lavoro di Tezuka e il suo star system di personaggi? E cosa lo differenzia da qualunque altro nell’animazione giapponese, al punto da influenzare ancora oggi l’industria degli anime?

Lo star system è grandioso o, piuttosto, molto utile. Un personaggio dei manga con caratteristiche distintive appare in varie opere come un’icona che proietta una certa immagine di sé, sia essa positiva o negativa: in tal modo i lettori possono inquadrare quel personaggio come un simbolo. Non appena un personaggio malvagio entra nella storia, i lettori sanno già tutto e si aspettano che questi combinerà qualcosa di brutto. Inoltre, ribadire questo concetto nella caratterizzazione dei personaggi più popolari aiuta molto il merchandising.

Quanto alle differenze con gli altri veterani del fumetto, va subito detto che Tezuka era famoso per il suo costante non rispettare le scadenze di consegna. Accettava ogni impegno – più di quelli che in realtà avrebbe potuto gestire – e in qualche maniera riusciva a consegnarli realizzati. I redattori non potevano ricevere il lavoro nelle date desiderate, così erano costretti ad arrangiarsi e trovare modi più efficaci di andare in stampa nonostante i considerevoli ritardi. E questo richiedeva uno spericolato senso del professionismo. Molti di loro riuscirono a imbastire legami personali e di grande fiducia con le tipografie in modo da presentare il lavoro di Tezuka da stampare proprio all’ultimissimo momento. Il sabato e la domenica cercavano di risolvere tutti questi problemi portando i direttori delle tipografie a bere un goccetto o a giocare a golf! In una certa maniera lavorare in quel modo rivelava anche l’entusiasmo che ognuno di noi aveva all’epoca. Tezuka incoraggiò questi editori professionisti dal punto di vista del disegnatore di fumetti.

Sull’altro versante, quello dell’animazione, è retorico dire quanto grande è stato l’impatto di Tezuka sulla Televisione, dal momento che creò a tutti gli effetti un business con le serie animate da 30 minuti trasmesse settimanalmente. Per arrivare a questo, egli ridusse drasticamente il numero dei disegni necessari rispetto a Disney e ai lavori della Warner: è quella che chiamiamo limited animation. Per sopperire alla mancanza di “movimenti”, egli allenò la propria capacità di narratore per immagini e arrivò a concepire lo story manga, riuscendo a catturare il cuore del pubblico straniero di teenager che di solito considerava l’animazione roba per bambini. Invece egli era convinto che l’animazione potesse essere apprezzata anche da coloro che bambini non lo erano più e perché quelle storie hanno generato quel pubblico che oggi chiamiamo Otaku. Senza contare la crescita dell’industria animata giapponese che racchiude prodotti popolarissimi come “Pokemon”, arrivando a occupare un 60 per cento del mercato mondiale di opere messe in onda. Quindi, a farla breve, il successo della Japanimation oggi è debitrice dello story manga e della limited animation. Ancora oggi molti titoli che seguite in TV sono basati su manga. Voglio osare e dire che il difetto di certa animazione giapponese è il non incoraggiare eccellenti sceneggiatori, dal momento che la maggior parte delle storie si rifanno a quelle già raccontate dai fumettisti.

Perché Osamu Tezuka continua a essere ancora oggi un punto di riferimento per gran parte degli aspiranti mangaka?

Un modello? Non credo. Osamu Tezuka è molto al di là dall’essere stato un pioniere e risiede già nel reame di chi è una divinità. Non ritengo possibile che sia un modello per il mondo di oggi. Egli è più come un “ultimo uomo” che un modello. Come posso dire? Egli è al di là della portata di chiunque (dal momento che è qualcosa di simile a una divinità). Credo che molti mangaka non desiderino essere come lui.

E qual è allora l’eredità che Osamu Tezuka ci ha lasciato, se escludiamo ovviamente i musei dedicati come il “Tezuka Osamu Manga Museum” a Takarazuka?

L’eredità di Tezuka è la più vasta collezione di lavori mai realizzata da un singolo individuo, come “The Complete Works of Osamu Tezuka”. In aggiunta a questo, poiché la nascita della serialità televisiva è tutta opera sua, questo lascito virtuale consiste anche in una impressionante mole di anime TV, film, OAV, film indipendenti e sperimentali. Il lavoro di Osamu Tezuka è esposto regolarmente al “Tezuka Osamu Manga Museum” e gli originali esibiti sono tutti sotto la responsabilità di Tezuka Productions. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a passare oltre questa eredità e farlo diventare un altro Shakespeare. “The Complete Works” ispira ancora molte persone ad adattare i lavori di Tezuka secondo il loro modo di sentire. Questo conduce all’eredità di Tezuka Productions. Il loro desiderio di ricreare un proprio Tezuka ha come risultato la creazione di nuove animazioni e nuovi manga basati sugli originali del Nostro. “Metropolis” è proprio uno di questi e anche il fumetto “Pluto” di Naoki Urasawa.

Ci vuole parlare del Museo?

Quando Osamu Tezuka morì nel 1989, il Giappone era al picco del boom economico, la cosiddetta “bubble keizai”. Le imposte fiscali delle amministrazioni locali aumentarono considerevolmente ed esse valutarono come spendere tutto quel denaro. Negli anni tra il 1985 e il 1991 furono aperti numerosi musei pubblici e inaugurate svariate sale da concerto. Durante quel periodo, il consiglio comunale della città di Takarazuka, dove il Maestro trascorse parte della sua infanzia, avanzò il progetto di costruzione di un museo e alcuni consiglieri proposero di dedicarlo proprio a Osamu Tezuka, il loro eroe locale, dal momento che di musei d’arte ne avevano a sufficienza. Quindi ci chiamarono e noi accettammo di collaborare rilasciando i copyright necessari e stipulando alcune clausole. Infatti all’inizio la città di Takarazuka pensava a un museo convenzionale con teche in vetro e disegni originali appesi alle pareti. Tezuka Productions rifiutò e modificò gli interni così da permettere ai visitatori di sentirsi parte del mondo del disegnatore nel momento stesso in cui avessero messo piede dentro l’edificio. Entrare nel mondo dei manga di Tezuka significa per l’esattezza ammirare le impronte di piedi e mani dei personaggi più celebri, c’è una stanza in cui è stata replicata nei dettagli la macchina che genera la vita di “L’Uccello di fuoco 2772”. Ci sono anche vari monumenti e sono stati applicati alcuni tocchi bizzarri come collocare il personaggio di Hyotan-Tsugi tra una parete e l’altra e in mezzo a una colonna. E ancora: al piano terra i bambini possono scoprire come nasce l’arte dell’animazione. Insomma con simili meraviglie abbiamo contribuito a creare un museo dell’immaginario e dello spettacolo nel quale chiunque può entrare a fare parte del mondo dei manga e degli anime. E se avrete la possibilità di visitarlo con frequenza, potreste perfino imparare la storia di quest’arte.

Un altro pezzo forte di Tezuka Productions è il sito ufficiale, dove peraltro scopriamo l’esistenza di un nuovo corto dedicato a “La principessa Zaffiro” diretto da Nishida Masayoshi. Ce ne vuole parlare?

Prima di tutto devo darvi alcune indicazioni. C’è stato un momento della nostra Storia in cui gli aristocratici dominavano il Paese prima dell’era dei samurai. Accadde 1200 anni fa, il periodo Heian, e Kyoto ne era la capitale. Per celebrare il milleduecentesimo anniversario del trasferimento della capitale da Kyoto a Nara, l’edificio che ospita il Kyoto Station Building è stato rimodernato e una parte della hall è stata chiamata “Theater 1200” ed è adibita a teatro. Nei primi tempi, famosi giovani idol hanno tenuto lì piccoli show e la rievocazione della storia della capitale è stata affidata ad animazioni in 3D proprio nei pressi nel walk-in theater. Kyoto è ancora oggi una delle mete più frequentate dalle scolaresche e gli studenti arrivano da ogni parte del Giappone. Quando gli idol tenevano i loro piccoli concerti nella hall (qualcosa come sei esibizioni al giorno), tra il pubblico hanno cominciato a presentarsi fan scatenate con i capelli tinti e minigonne scandalose. Naturalmente tutto questo non è sfuggito agli occhi degli insegnanti che subito hanno suggerito ai propri studenti di non recarsi più lì. E così nessuno andava più ad assistere agli show in 3D. La direzione del Kyoto Station Building ha cercato di risolvere la cosa e credendo che l’animazione fosse ancora lo strumento più indicato per celebrare quell’evento commemorativo si è rivolta a Tezuka Productions. Ci chiesero di realizzare piccoli film d’animazione di quindici minuti circa. Da allora abbiamo prodotto una decina di lavori dedicati a “L’Uccello di fuoco”, seguiti da alcuni su “Astro Boy”, “La principessa Zaffiro”, “Unico” e così via. Questi piccoli film sono visibili unicamente alla Kyoto Station Building al prezzo di 300 yen (e le informazioni le potete ritrovare sul nostro sito). Si tratta di storie indipendenti dalla storia originale e sono dirette da diversi registi. Nishida ha curato “Zaffiro”, mentre Osamu Dezaki ha firmato un episodio che racconta la nascita di “Astro Boy” in maniera diversa da come mostrato nella serie televisiva.

Circolano voci di un possibile remake di “La principessa Zaffiro”, le risulta? Inoltre quale altro personaggio dell’immaginario tezukiano potrebbe trovare posto nella televisione di oggi?

È una chiacchiera. Il valore delle serie televisive animate è parecchio cambiato in Giappone. Uno dei nuovi e più fortunati format è quello degli anime trasmessi in terza serata con la clausola di vendere così un intero pacchetto di episodi. Se chiedeste a noi di Tezuka Productions se è nelle nostre intenzioni realizzare qualcosa del genere, la risposta sarebbe certamente negativa. Sono accettabili i remake da destinare alla prima serata delle 19.00, ma è molto difficile senza un buon sceneggiatore, un ottimo regista, senza tralasciare il fatto che andrebbero inseriti elementi di modernità nella narrazione. Il problema dei bassi indici di gradimento in Giappone rende ardua la messa in onda di serie animate nella fascia oraria della sera. Così essi vengono relegati al sabato e alla domenica mattina, dove non riescono a guadagnarsi alti share. E oggi c’è anche molta competizione. Quindi è piuttosto difficile sviluppare un progetto di profitto per eventuali nuove serie dedicate a “Melmo”, “La Principessa Zaffiro”, “Kimba”, “Black Jack” o quant’altro, considerando tutti questi aspetti. Per questa ragione Tezuka Productions sta cercando nuovi modelli di intrattenimento che provengono dall’editoria e dai nuovi media tramite collaborazioni mirate con altri artisti, mentre si portano avanti animazioni tratte dalle opere di Tezuka. Uno dei primi è appunto “Pluto” di Naoki Urasawa. Se simili collaborazioni potranno condurre a una nuova “Zaffiro” o altri lavori, sono certo che Tezuka Productions parteciperà a questi progetti.

Non dimenticate peraltro che il nostro Maestro visse in un periodo storico e sociale dove la parte da gigante la ebbe la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica e di conseguenza creò opere in una generale atmosfera di tensione tra le due superpotenze. Oggi tutto ciò ce lo siamo lasciati alle spalle, così se un fumetto di Tezuka dovesse essere adattato in animazione senza aggiornarlo ai tempi correnti, i bambini faticherebbero a seguirlo. E modernizzazione in termini artistici richiede gente di talento, compreso un bravo regista: insomma, persone che siano dotate di capacità di disegno avanzate, grande abbondanza di espressività ed eccezionale forza creativa.

Quindi non esclude la possibilità di collaborare con altri studio su lavori non tezukiani?

C’è una buona possibilità che accada, però dipende dalle circostanze. Ci piacciono questo tipo di iniziative e se uno studio è ricco di creatività e siamo in grado di intrecciare i pregi artistici di ciascuno, non vedo perché non pensare a collaborazioni importanti.

Di quale lavoro siete maggiormente orgogliosi?

Per rispondere a questa domanda, in qualità di produttore della Tezuka Productions, ricordo ciò che proprio Tezuka disse una volta. Quando gli fu rivolta una domanda simile, rispose: “Odio il mio lavoro nell’attimo stesso in cui lo porto a termine. Mi rendo conto di quante cose non vanno e ciò mi obbliga a dare il meglio di me nel lavoro successivo. Il mio interesse insomma è già proiettato per la prossima creazione. Ogni cosa che faccio è una pietra miliare e l’obiettivo prefissato se ne va con esso. È solo un tragitto che porterà a qualcosa di migliore. Quindi non mi chiedo se è buono o meno: sarà il pubblico a decidere”.

Nel 2003 è stato realizzato un remake di “Astro Boy” e da tempo si parla di un film in 3D che interessa Hollywood.

Sfortunatamente, la versione del 2003 di “Astro Boy” non è ancora approdata sul mercato italiano perché, pare, ci siano difficoltà nella negoziazione dei diritti tra la Sony Pictures e un distributore locale. Si tratta di un remake che mostra il legame tra padre e figlio con occhio moderno. Astro ha un genitore adottivo e uno naturale e abbiamo voluto enfatizzare quanto questo lo affligga. La serie contiene meno “violenza” rispetto agli standard dell’animazione giapponese perché sapevamo bene che sarebbe stata trasmessa negli Stati Uniti e abbiamo voluto rispettare il loro codice di regolamentazione televisiva. Tuttavia un tema che dovrebbe interessare il pubblico americano siamo riusciti a inserirlo ed è il fatto che Astro venga discriminato in quanto robot. È una discriminazione che gli viene mossa in quanto essere inorganico sebbene egli pensi, si muova e soffra proprio come un umano. È una serie televisiva in cinquanta episodi nella quale Tezuka Productions ha dato il massimo e racconta la storia di Astro e la sua profonda forza d’animo quando è chiamato a dover scegliere fra il Dr. Tenma, colui che lo ha creato, e il Dr. Ochanomizu, che lo ha accolto con sé amorevolmente come un figlio.

Sul film in 3D posso dire che tempo fa avevamo stretto un accordo con Sony Pictures per realizzarlo ma non appena è uscito nei cinema “A.I” (2001) di Steven Spielberg il progetto è stato accantonato poiché le storie erano molto simili. Recentemente abbiamo licenziato i diritti a una compagnia di Hong Kong, la IMAGI, che produce animazioni in 3D per Hollywood (incluso il nuovo “Teenage Mutant Ninja Turtles”). Ancora una volta auspichiamo in una versione hollywoodiana di “Astro Boy” che possa godere di una distribuzione mondiale. L’uscita del film, prodotto in Asia, è prevista per il 2010.

Nel 2008 invece celebrerete l’ottantesimo anniversario della nascita di Osamu Tezuka: come vi state preparando a quell’evento e quale messaggio desiderate lasciare ai fan italiani?

L’anniversario di cui parlate è un ragguardevole traguardo. Dobbiamo realizzare lavori animati che stimolino la creatività dei nostri studio qui in Giappone e in Cina. In questi anni c’è un genere di intrattenimento animato che chiamano “moe”, è parecchio popolare e la maggior parte delle produzioni sembra interessata a volgere in quella direzione. Tezuka Productions al contrario desidera tornare a un tipo di prodotto ideale per i bambini. Ci auguriamo di creare serie che possano riunire genitori e figli e naturalmente ci lusinga il continuo supporto dei fan.

 

Si ringraziano Yoshimi Suzuki, Yoshihiro Shimizu e Harumi Adachi. Intervista a cura di Mario A. Rumor

 

© 2007 Tezuka Productions per le immagini. All rights reserved.

© 2007 Yamato Video per l’intervista. Vietata la riproduzione. Tutti i diritti riservati.

 
 
On Air - scopri i programmi Yamato in TV

MAN-GA - SKY 149

L'Uomo Tigre

dal lunedě al venerdě dalle 23:15 in replica: da lun a ven 04:50 sab 06:00 - 06:25 - 06:55 - 02:30 - 03:00 dom 06:00 - 06:25 - 02:00 - 02:30 - 03:00 Man-ga's Collection: Giovedě dalle 10:10 (4 episodi)

MAN-GA - SKY 149

Dancouga - 1^TV

Attualmente non in programmazione

MAN-GA - SKY 149

Nadia - Il mistero della pietra azzurra

Dal lunedě al venerdě dalle 18:05 in replica: da lun a ven 01:35 - 03:55 - 06:55 sab 09:40 - 10:10 dom 09:15 - 09:40 - 10:10 Man-ga's Collection: Martedě dalle 10:10 (4 episodi)

MAN-GA - SKY 149

D'Artagnan e i Moschettieri del Re

Dal lunedě al venerdě dalle 17:40 in replica: dal lun al ven 01:05 - 06:25 - 12:00 sab 19:00 - 19:30 dom 18:35 - 19:00 - 19:30

MAN-GA - SKY 149

City Hunter - Serie tv

Dal lunedě al venerdě dalle 21:20 in replica: dal lun al ven 03:00 sab 14:20 - 14:50 - 15:20 dom 13:55 - 14:20

MAN-GA - SKY 149

Welcome to the NHK

Dal lunedě al venerdě dalle 21:50 in replica: da lun a ven 03:30 - 07:20 - 14:20 sab 20:00 - 20:25 - 20:55 dom 20:00 - 20:25

RAI 4 - DTT

Tokyo Magnitude 8.0

Attualmente non in programmazione

MAN-GA - SKY 149

Capeta

Dal lunedě al venerdě dalle 22:20 in replica: da lun a ven 09:40 - 17:10 sab 09:40 - 10:10 dom 09:15 - 09:40 - 10:10

MAN-GA - SKY 149

Maison Ikkoku - Cara dolce Kyoko

Dal lunedě al venerdě dalle 19:00 in replica: dal lun al ven 00:10 - 09:15 - 13:55 sab 08:45 - 09:15 dom 07:50 - 08:20 - 08:45

MAN-GA - SKY 149

Mimě e la nazionale di pallavolo

Dal lunedě al venerdě dalle 19:30 in replica: da lun a ven 22:45 - 13:00 sab 17:10 - 17:40 dom 15:45 - 16:15 - 16:40 Man-ga's Collection: Mecoledě dalle 10:10 (4 episodi)

MAN-GA - SKY 149

Ransie la strega

Dal lunedě al venerdě dalle 18:05 in replica: da lun a ven 00:40 - 03:55 - 06:55 sab 17:10 - 17:40 dom 15:45 - 16:15 - 16:40

 

About us - 2

 

Yamato S.r.l. Via L. Palazzi 5, 20124 Milano - P Iva 02150860969