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Editoriale

C'era una volta... Pollon!

Altro classico degli anime approdato finalmente sul mercato dei DVD. L’Olimpo dei miti greci si veste a festa tra divinità giocherellone, pigre e amanti della bella vita. In principio fu un manga di Hideo Azuma ma è con la serie televisiva a cartoni che l’immaginario nostalgico dei fan si rende urgentemente bisognoso di ilarità e divertimento senza freni. Anche quando la protagonista aspira al massimo riconoscimento: diventare una vera Dea. La nostra Chiara Bosio traccia un resoconto del fenomeno anni ’80 “Pollon”…
 
 
Chi non ricorda la piccola, dolce, bionda Pollon alzi la mano al tre….Uno, due e tre. Bene, siamo pronti a scommettere che nessuno dell’attuale generazione dei trentenni italiani l’abbia alzata.
Come si fa, infatti, a dimenticare una serie animata così “educativa” e spiritosa? Sì, in effetti si può ammettere che, nonostante gli strafalcioni di cui è volutamente infarcita, la serie abbia avuto, negli anni ‘80, il gran pregio di generare curiosità verso la mitologia greca, e di spingere gli svogliati liceali ad aprire quel volumetto (di mitologia) in dotazione tra i testi scolastici, e mai sfogliato.
La storia della serie animata si sviluppa in Grecia, tra il Monte Olimpo, sede ufficiale degli dèi, e il resto della nazione abitata dagli esseri umani, ma pur essendo collocata temporalmente qualche migliaio di anni prima di Cristo, le abitudini di dèi e popolazione sono molto simili a quelle attuali: si va al supermercato, si guarda la TV, si indossano occhiali da sole e impermeabili e gli dèi fanno il Karaoke durante i loro festini nella dimora di Zeus – sulla cima dell’Olimpo (dove “c’è una magica città…”).
La piccola Pollon, protagonista assoluta della serie, è l’unica figlia del dio del sole Apollo, ragazzo padre, abbandonato dalla moglie scappata con un oste (mortale, per di più!) e quindi nipote di Zeus, padre di tutti gli dèi. Pollon ha l’aspetto di una graziosa e bionda bimbetta dalla testa coronata d’alloro, tuttavia l’apparenza inganna. La piccola, infatti, ha il terribile vizio di cantare e suonare l’arpa… in modo abominevole, pur nella convinzione di essere una impareggiabile musicista. Altrettanto male va la sua scarsissima abilità culinaria, anche se suo padre (perennemente in ritardo, e svegliato sempre dalla figlia) è costretto ogni mattina a mangiare la sua terribile colazione e a pranzare con il suo terrificante “packet lunch”.
Pollon ha un unico scopo nella vita: diventare una dea il più presto possibile, ma naturalmente le cose non saranno facili. Nonostante le sue ottime intenzioni nel tentativo di aiutare uomini bisognosi e dèi nei guai, Pollon riesce sempre con matematica precisione a peggiorare ogni situazione e per questo viene continuamente punita. In alcuni episodi riesce a farsi donare poteri divini da alcuni dèi (come Poseidone e Afrodite), ma non riesce mai a farne un uso saggio finendo sempre con l’ottenere l’effetto opposto.
 
Per cercare di tranquillizzare la troppo vivace bimbetta, e impedirle di distruggere l’Olimpo, Zeus le promette che diventerà una dea quando avrà riempito uno speciale
salvadanaio a forma di trono per il quale riceverà una moneta d’oro ogni volta che compirà una buona azione… senza combinare pasticci.
Il trono si ingrandirà a ogni moneta inserita e alla fine, quando sarà abbastanza spazioso da permetterle di sedersi, il desiderio di Pollon diverrà realtà. Un po’ come Pinocchio con la Fata Turchina, Pollon viene aiutata nei momenti più difficili (e solo nella serie animata), dalla Dea delle Dee, con la quale può entrare in contatto grazie a un magico fermaglio per capelli, chiamato “Miracolo Bon Bon”.
Gli altri personaggi della serie (cfr. box) sono altrettanto esilaranti e disastrosi. A partire da Eros, il piccolo e bruttissimo dio dell’amore nonché figlio (e unico fallimento, a sentire lei) della dea della bellezza Afrodite. Eros ha l’aspetto di un bambino nudo e paffutello che va in giro svolazzando con le sue alucce centrando i cuori delle persone con le sue frecce per farli innamorare, anche se lui non ha alcun successo con le ragazze.
Nonostante i continui battibecchi tra i due, Eros è a buon diritto il miglior amico e compagno di sventure della piccola Pollon, spesso costretto a fare le spese degli errori dell’amica (che arriva a spennargli involontariamente le ali).
I due se ne vanno in giro tutto il giorno offendendosi (lui la chiama mezza dea, lei pennuto e corvaccio) e mettendosi nei guai in tutti gli episodi nella speranza di ottenere le agognate monete d’oro.
Alla fine della serie animata Pollon riesce a divenire una dea perché la Dea delle Dee, commossa dalla sua capacità di ricondurre nel vaso di Pandora tutti i mali del mondo, le cede il suo posto nell’Olimpo. Il manga è sostanzialmente diverso nello svolgimento, ma non nel finale. Non c’è la Dea delle Dee, né il salvadanaio/trono, ma alla fine la piccola Pollon riesce ad assurgere allo status di dea, in barba a Eros.
 
Il manga fu pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1978 in due volumi (divenuti quattro in Italia quando fu pubblicato nel 2001 dalla Lexy Produzioni), con il titolo “Ochamegami Monogatari Korokoro Pollon” ossia “Pollon, la storia della dea burlona (o birichina)”.
La versione animata composta di 46 episodi, vide la luce qualche anno dopo, nel 1982, e fu mandata in onda in Italia qualche anno dopo. Il suo autore, Hideo Azuma, è conosciuto da noi anche come padre di “Nanà Supergirl”. 
 
La meravigliosa sigla italiana, (che, udite udite, come per qualsiasi altro prodotto audiovisivo, si può reperire su Youtube in una qualità non proprio eccellente, ma sicuramente sfiziosa) era cantata dalla mitica Cristina D’Avena.
L’autore ha candidamente ammesso che cercare materiale per i suoi manga lo annoia e per questo si limita a “ispirarsi” a qualche libro, preso qua e là. Per creare Pollon, ad esempio, ha letto un solo testo di mitologia greca e nemmeno tutto! Così non stupisce che, unendo una scarsa informazione a una fervida immaginazione, le storie che ne vengono fuori siano così divertenti e scandalosamente imprecise rispetto al racconto del mito greco. In questo modo ci spieghiamo anche come mai, ad esempio, mancano alcuni dei fondamentali nel panteon greco quali Ermes, o Ares, o Eolo: probabilmente erano nella parte del testo che Azuma non ha letto.
Certo, è vero che gli dèi greci erano tutt’altro che perfetti, anzi erano molto umani sotto diversi aspetti, tuttavia dare vita a un dio del mare (Poseidone) che non sa nuotare e teme di affogare in un metro d’acqua, o a un Apollo single con figlia a carico che fa fatica ad alzarsi la mattina per far sorgere il sole, o a Era al cui abbigliamento (e alla sigaretta, sempre accesa) manca solo una borsetta da far roteare sulla Tangenziale per richiamare orde di “clienti”, ha un tocco di genialità.
Nei 46 episodi della serie animata si toccano decine di miti, da quello di Mida a quello di Medusa (qui innamorata di Perseo), dalla ricerca degli Argonauti (che al posto del vello d’oro, cercano… la coda di un maiale) a Dafne (che muta continuamente forma sotto l’effetto di una delle pozioni del dottor Ciacciaccià), alla Sfinge (che alla fine trova addirittura l’amore con il centauro Chirone). Ma nessuno riflette mai l’autenticità del racconto greco se non nella vaghissima ispirazione. Così troviamo un Narciso di bruttezza mostruosa rifiutato da tutte le ragazze, o un Icaro che tenta disperatamente di imparare a volare buttandosi da tutto ciò che supera i due metri d’altezza (e, paradossalmente, guadagnandone nell’aspetto, a forza di sbattere la faccia), o un Atlante che non ce la fa più a sorreggere il mondo e viene sostituito da Zeus (ricattabile, come al solito, a causa delle sue continue scappatelle) per aver almeno il tempo di… andare in bagno e mangiare un panino.
 
Nel manga l’autore compare spesso, colto mentre disegna durante un banchetto divino, o come sashimi umano alla tavola di Persefone, o mentre si descrive bello come Alain Delon (che nella recente edizione italiana è stato soppiantato da un più abbordabile Brad Pitt).
“C’era una volta… Pollon” ha avuto un notevolissimo successo oltre che in Europa anche a Taiwan dov’è nota col titolo “The daughter of Apollo” (La figlia di Apollo). 
Lo stile dei suoi disegni è molto semplice, a tratti infantile nell’esagerato ipertrofismo delle teste, ad esempio, ed è poco curato nella descrizione dei particolari. Naturalmente tutto questo si sposa perfettamente con lo scopo del fumetto e dell’anime, che è quello di provocare ilarità nel lettore e poi nello spettatore. 
Il regista Takao Yotsuji (che, per sua stessa ammissione, all’animazione avrebbe preferito il cinema o la televisione) e lo sceneggiatore Yu Yamamoto sono entrambi stati coristi nella sigla originale giapponese cantata dall’allora giovanissima Yoshie Hara.
Per finire, tutti ricorderanno che Pollon era solita tirar su il morale della gente con una certa polverina che “sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria!”. Nelle menti ingenue dei bambini degli anni ‘80 non albergava la cupa malizia (anche perché ancora non erano a conoscenza di certe cose) degli adulti di oggi che ci vedono un “simpatico” riferimento all’uso di sostanze stupefacenti.
Chissà cosa direbbero adesso Zeus and Co. se sapessero che oltre a lussuriosi, egoisti e invidiosi del genere umano erano pure drogati?    
                                                                    
 
ALCUNI PERSONAGGI DI “C’ERA UNA VOLTA…POLLON!”
Com’erano davvero e come sono secondo Azuma
 
 
EROS è il dio dell’amore, un bellissimo giovane alato, dotato di arco e frecce in grado di instillare amore verso gli altri nel cuore di chi viene trafitto dai suoi dardi. È figlio di Afrodite, dea della bellezza.
In “Pollon”, Eros è sicuramente uno dei personaggi più simpatici: ha l’aspetto di un bambino nudo tutt’altro che piacente, ma conserva ali, frecce e arco tipici della tradizione ed è sempre figlio di Afrodite (anche se lei non ama ricordalo perché, in quanto dea della bellezza, non può tollerare questo suo unico fallimento) e di Efesto, dio del fuoco (a cui assomiglia molto). Perennemente in conflitto con Pollon è però soggiogato dal suo potere persuasivo e dalla sua carica “genera guai” e alla fine, seppur recalcitrante, la segue ovunque dividendo con lei tutte le avventure.  
 
APOLLO è il dio del sole, anch’egli bellissimo nonché gemello di Artemide, dea della Luna e della caccia. Loro padre è Zeus, anche se la madre non è la legittima consorte Era, ma Latona. Apollo ha molti figli tra cui Lino, Orfeo e i Coribanti
Nella personalissima mitologia di Azuma, Apollo è sì il dio del sole, ma è stato lasciato dalla moglie e alleva da single l’unica figlia nata dalle loro nozze: Pollon, appunto. È sfaccendato, pigro e dedito a proverbiali bevute (non solo di nettare), insieme al parentado tutto. Quando Pollon riesce a svegliarlo la mattina, Apollo solca il cielo con il suo ronzino e uno sgangherato carro per trasportare il sole in giro per la volta celeste.
 
ZEUS, padre di tutti gli dèi, è figlio di Crono e Rea, e suoi fratelli sono Poseidone e Ade (dio del mondo degli inferi), con cui si spartisce il dominio di tutto il creato, dopo l’uccisione del padre. Tra le sue sorelle si annovera anche Era, successivamente sua sposa.
Ha un numero altissimo di figli sia con dee che con donne mortali, ed essi sono dèi (ad esempio Ermes, Dioniso, Apollo e Artemide) e mortali (Perseo).
Secondo Azuma, Zeus ha l’aspetto di un tracagnotto di mezza età, vestito di una pelle d’orso fermata in vita da una cintura con la sua iniziale. È sposato con Era, che tradisce continuamente e dalla quale viene puntualmente beccato e punito con scariche elettriche intense almeno quanto quella servita a risvegliare il mostro di Frankenstein. Insieme al resto degli dèi si dedica a feste e a gran bevute ogni sera (parodia dei mitologici festini degli dèi). Affinché la nipote Pollon non distrugga l’Olimpo, le promette di renderla dea quando avrà riempito un apposito magico salvadanaio con monete d’oro derivanti dalle sue buone e riuscite azioni.
 
ERA è la madre di tutti gli dèi (si fa per dire), sorella e sposa di Zeus ha anche un certo numero di figli per conto suo. Secondo Azuma è una mora sempre in reggicalze e autoreggenti la cui occupazione principale è quella di scoprire il maritino in pose compromettenti per punirlo sonoramente e dolorosamente. Non si fa mai menzione del suo grado di parentela “donnesca” con Pollon (parentela quantomeno acquisita).
 
AFRODITE è la dea della bellezza, nata dalla spuma del mare e madre di numerosi figli (tra cui Eros) avuti da numerosissimi amanti, anche se ufficialmente è la sposa di Efesto, dio del fuoco.
Secondo Azuma è una dea vanesia, ossessionata dal fatto di aver avuto un figlio tanto brutto e sgraziato e qua e là si fa riferimento a qualcuno dei suoi amori, come quello per Adone. Eros la critica spesso perché secondo lui, nonostante sia la dea della bellezza, non ha alcun senso estetico, come si può notare dalla camera da letto arredata in maniera decisamente barocca. Spesso se ne va in giro dispensando bellezza a persone e cose (a tutti tranne che al figlio, naturalmente).
 
POSEIDONE è il re dei mari. Fratello di Zeus e Ade ha il dominio delle acque mentre ai fratelli andarono il cielo (Zeus) e l’aldilà o “mondo di sotto” (Ade).
Nella fantasia di Azuma, Poseidone è un gigante incapace di nuotare, terrorizzato dall’acqua. È spesso partecipe dei guai della pronipote ed è colto nell’atto di lavarsi i denti o con un salvagente che lo aiuti a non affogare, cosa per altro impossibile dal momento che è molto più alto di qualsiasi profondità mediterranea.
 
DOTTOR CIACCIACCIÀ è uno scienziato pazzo che vive… in fondo al mar, creando pozioni al limite tra la scienza e la magia e che si trova talvolta ad aiutare Pollon come, ad esempio, la volta in cui la bambina, volendo trovare una nuova compagna per il padre, pensa di affibbiarlo a Dafne. Ma Dafne non ne vuole sapere e si trasforma in pianta di alloro, così Pollon chiede l’aiuto del dottor Ciacciaccià per ricondurla a forma umana. Inutile dire che le sue pozioni hanno qualche spiacevole effetto collaterale! Non crediamo troverete traccia del dottor Ciacciaccià nella mitologia ufficiale, ma chi può mai saperlo, magari aveva un altro nome.
 
 
© Hideo Azuma/TMS

 
 
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