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Editoriale

Vampire Mitu, c'č anche la serie TV

Si deve riconoscere che il vampiro non è il mostro/nemico più amato dai Giapponesi, forse perché non fa parte della loro cultura; ma negli ultimi anni, tra gli Oni e le altre creature orribili della tradizione nipponica si trova anche l’elegante succhiasangue, l’affascinante creatura della notte capace di ipnotizzare con lo sguardo e di far apparire piacevole alle sue vittime una vita fatta di oscurità e solitudine.
 
La nostra Miyu è, per l’appunto, una vampira, come dice anche il titolo originale (“Kyuuketsuki Miyu” traducibile con “Miyu, la principessa vampira”) ma non di quei vampiri che vanno in giro col favore delle tenebre, avvolti in uno svolazzante mantello nero con l’interno rosso, forti e irresistibili, ma non scevri da punti deboli quali l’acqua santa, l’aglio, la luce del sole, il paletto di frassino nel cuore, il fuoco, o la croce. Miyu ha l’aspetto di una ragazzina di 13 anni e frequenta, come tutte le coetanee, le scuole medie. Se ne va tranquilla in giro di giorno, non ha paura di una croce, né ha canini acuminati come quelli di Nosferatu, e la sua immagine si riflette allo specchio; tuttavia, dietro questa parvenza di noiosa normalità, si nasconde una storia drammatica.  
Infatti, suo è il gravoso compito di rimandare nell’oscuro aldilà, il “Makai”, gli Shinma (neologismo coniato dagli autori della serie, nato dall’unione degli ideogrammi Dio e Demone, e che sta per demoni malvagi) che sono riusciti, chissà come, a evitare di esservi “sigillati” nella notte dei tempi e ora cercano di vivere nel mondo umano secondo le proprie regole. Naturalmente le loro regole sono ben diverse da quelle dell’umano “vivere civile”. A differenza dei tanti nemici che si trovano in manga e animazione, e che hanno come unico scopo nella vita quello di annientare la razza umana, gli Shinma, apparentemente, considerano proprio compito quello di esaudire i desideri degli uomini, ma non certo i desideri più palesi. Essi scandagliano il debole animo umano alla ricerca di quei desideri reconditi e spesso rimossi che spingono le persone a desiderare vendetta, o a bramare la soddisfazione per il proprio egocentrismo (insomma, la tesi è - attento a quello che desideri: potrebbe avverarsi!). Così facendo lasciano uno spiraglio nel loro cuore, appena uno spicchio d’ombra oscura, che permette ai demoni di entrare e proliferare nel loro animo, fino a spingerli a non distinguere più tra il bene e il male.
In un’ottica così profonda appare chiaro come il vero compito della cacciatrice di demoni (non vi ricorda un po’ “Buffy, l’ammazza vampiri”? con tutte le dovute differenze, naturalmente) non sia quello di salvare gli esseri umani, in realtà colpevoli, ma solo quello di annientare gli Shinma, senza preoccuparsi di quella che sarà la sorte futura delle persone possedute. È per questo che spesso alla fine degli episodi della serie di cui qui trattiamo, gli esseri umani periscono: perché in fondo sono stati loro a evocare le demoniache creature che li hanno “aiutati” a soddisfare la loro mal celata brama di “qualcosa di negativo”. Non dimentichiamo, poi, che Miyu è un vampiro e come tale è costretta a bere sangue umano: solitamente sceglie vittime (come faceva Anne Parillaud nel film “Amore all’ultimo morso”) a cui concede la possibilità di una vita eterna fatta di pace, un’illusione che ottenebra lo spirito e lo tiene lontano da un corpo che finisce in uno stato vegetativo (cfr. il primo episodio della serie, “The fang knows” – “I denti avvelenati lo sanno”).
Ma come ha cominciato la nostra eroina, a svolgere sì ingrato compito? Nata da padre umano e madre Shinma Guardiana eredita proprio da quest’ultima l’arduo compito di rimandare nell’aldilà i demoni che vivono nell’aldiquà. La sua storia comincia a divenire più chiara man mano che la serie progredisce, fino a scoprire come Miyu è diventata consapevole del fatto di non essere una ragazzina qualunque, ma di avere grandi poteri (da cui derivano grandi responsabilità, come ben sapeva lo zio di Peter Parker). Già durante la sua prima battaglia conosciamo quello che diventerà il suo alleato numero uno, confidente e forse anche qualcosa in più: lo Shinma occidentale Larva, il cui nome è stato mutuato dal latino “Larva, ae” cioè spettro malvagio. Miyu riesce a morderlo sul collo prima che lui abbia il tempo di sigillarla nel Makai e da allora lo Shinma coprirà il suo volto con una maschera e diventerà lo schiavo di Miyu. La sua figura ricorda molto l’iconografia cristiana medievale della Morte, con il lungo mantello nero e la falce pronta ad essere usata per togliere la vita, ma ai demoni.
La serie animata si apre con puntate che introducono i personaggi senza scandagliare il loro passato. Così ci troviamo di fronte a questa graziosa ragazzina, minuta, con una unica treccia annodata con un fiocco rosso che si posa su di una spalla (come rosso è il fiocco che le cinge il piede nudo quando è in azione) vestita con la tradizionale divisa da marinaretta anche quando non è scuola. Avrà per sempre l’aspetto di una tredicenne, sia perché è quella l’età in cui si è saputo chi era in realtà (avete presente Kirsten Dunst quando, dopo il morso, rimane per sempre bambina in “Intervista col vampiro”?), sia per via della maledizione scagliata su di lei quando rifiutò di ricoprire il ruolo che fu prima di sua madre. Tuttavia il suo aspetto minuto tradisce la capacità di controllare il fuoco con il quale sconfigge i suoi nemici, simili per aspetto a quelli di Sailor Moon, ma che sono presentati con un fermo immagine sul quale compare il nome, come accadeva per i cattivi delle serie robotiche anni ’70. Come spesso accade per le super-eroine anche Miyu ha un costume con il quale combatte: un vestitino corto e bianco con un gran fiocco sulla schiena. Di solito si preannuncia suonando il flauto e il colore dei suoi occhi vira da castano a dorato quando sta per scagliare il colpo decisivo.
Nella sua vita diurna, Miyu fa amicizia con Chisato, compagna di scuola, infantile ma molto espansiva, che la introduce ad altre due coetanee: Hisae e Hikari. Chisato la considera da subito un’amica e compra per entrambe un braccialetto che le legherà, secondo lei, a un’amicizia eterna. Nessuno conosce, però, la vera natura di Miyu, né sa che in realtà Miyu non vuole essere amica degli esseri umani, il cui sentimento verso di loro oscilla spesso tra l’indifferenza e il fastidio. Ma forse potrà anche lei conoscere il calore umano? Così sembrerebbe da alcune sue reazioni, ma non sveliamo troppi particolari…
Nella vita notturna, invece, il suo orizzonte cambia completamente e compagni inseparabili diventano il sopraccitato Larva e il piccolo Shiina, uno Shinma dalla forma di coniglietto, talmente poco potente che Miyu lo tiene con sé come fosse un animaletto domestico, sotto la costante minaccia di rimandarlo nel Makai se non si fosse comportato bene. L’unico suo potere, non trascurabile in effetti, è la capacità di guardare aldilà e attraverso le cose e le illusioni create dagli Shinma malvagi. Riesce a farlo usando l’occhio ipertrofico che solitamente nasconde sotto l’orecchio ripiegato sul volto (per darvi un’idea, ricorda molto il professore di Daria, la serie americana in onda su MTV, quando strabuzza l’occhio per via della pressione alta!).
Come tutti gli eroi che si rispettino Miyu ha un nemico, o meglio una nemica acerrima, Rehia, un demone della neve dall’aspetto di bambina, che porta sempre con sé una bambola di nome Matsurake. Anche Rehia come Miyu è molto pacata, ma è anche molto “fredda” e abituata a rivolgersi a tutti con un tono anche troppo formale. Rehia odia Miyu per motivi che si scopriranno nel dipanarsi della vicenda, così come odia tutti gli esseri umani. Ma mentre Miyu è solita non curarsi troppo delle persone, Rehia le annienta se solo osano intralciare il suo cammino.
A differenza dell’iter comune secondo cui prima si fa il fumetto e poi lo si “anima”, nel caso di “Miyu, la principessa vampiro” è accaduto il contrario. Tra il 1988 e il 1989 furono prodotti 4 ottimi OAV nati dallo sforzo congiunto di Toshihiro Hirano, celeberrimo chara designer, di Narumi Kakinouchi e Noboru Aikawa. Alla fine degli anni ‘80 la Kakinouchi era praticamente sconosciuta, nonostante avesse preso parte alla realizzazione di “Lamù” e “Macross”, ma fu lei l’artefice vera dei personaggi degli OAV nonché la realizzatrice dei fumetti che ne derivarono, 7 volumi usciti tra il 1989 e il 2000, cui si affiancarono alcuni “spin-off” come “Yui, la principessa vampiro”, una sorta di sorellina più comica di Miyu. 
Poi, nella seconda metà degli anni ‘90 ecco arrivare la serie televisiva di 26 episodi, molto ben animata, e molto ben disegnata sempre dallo stesso team, anche se colpisce il fatto che la maggior parte dell’animazione non fu realizzata solo da loro, ma da una scuola di animazione, e questo rappresenta una vera novità nel campo dell’animazione non solo nipponica. Questa serie sarà presto disponibile per il mercato italiano.
Comunque, nonostante differenze tra OAV, manga e serie, differenze che riguardano soprattutto la scenografia (più cupa nel manga che nell’animazione) e l’introduzione di altri personaggi, riesce difficile catalogare Miyu in un solo genere. Non è solo shojo, perché non parla solo di sentimenti, né solo fantasy, horror o dark story, perché non parla solo di mostri o vampiri: è tutte queste cose ben dosate insieme e spruzzate di una generosa quota di non banale psicanalisi di personaggi e situazioni. Senza tralasciare l’ottimo chara design e i colori che rendono in maniera impressionista la cupezza e la complessità dei personaggi.
Insomma, speriamo che questa serie, dopo il grandissimo successo avuto in patria, sottolineato anche dal fatto che i costumi dei personaggi di Miyu sono tra i più amati dai cosplayers, diventi oggetto del desiderio di quegli spettatori che sanno apprezzare chi ha l’abilità di rendere originali personaggi e situazioni che fanno parte dell’immaginario collettivo, e che per questo originali non sono più.  
 
 
DRACULA & CO.
Sebbene il vampiro sia creatura d’importazione in Giappone, la sua figura ha fatto presa anche nell’immaginario orientale, tanto che negli ultimi trent’anni si trova un numero non trascurabile di manga, OAV e serie in cui il vampiro è protagonista, antagonista o personaggio marginale. Non sempre si riconosce la figura classica del Nosferatu, anzi quasi mai, ma il personaggio viene trattato in serie di ogni genere, da quelle orrorifiche, agli shojo, a quelle comiche o demenziali. Facciamo qualche esempio.
Il Signore delle tenebre si mostra in tutta la sua malvagità in “Vampire Hunter D” (1985, 80 minuti, ideato da Hideyuki Kikuchi) dove il protagonista D, un danpir (mezzo uomo e mezzo vampiro, come Wesley Snipes in “Blade”) deve uccidere tutti i vampiri malvagi che hanno infestato la Terra. Troviamo altri vampiracci cattivi negli OAV di “Vampire Hunter” tratti dal videogioco omonimo, qui conosciuto come “Nightwarriors”: anche in questo caso un cacciatore di vampiri, Donovan, si dovrà scontrare con un vampiro cattivissimo e talmente potente da essere riuscito ad oscurare il sole per poter vivere anche di giorno! Meno cattivi e più tragicamente consci della propria situazione sono i vampiri di “Dracula” (Yami no Teio Kyuketsuki Dracula, Toei 1980) in cui il signore delle tenebre vorrebbe rinunciare al suo status e vivere una vita normale accanto ad un donna umana; e di “Vampire” di Osamu Tezuka, manga diventato serie televisiva nel 1968, il cui protagonista definito Vampiro è in realtà quello che chiameremmo un lupo mannaro, proprio perché i giapponesi hanno rimaneggiato la figura del Nosferatu adattandola alle proprie esigenze.     
Altrettanto tragico è il povero succhiasangue di Moto Hagio, protagonista di “La famiglia Poe” del 1976, che scopre di essere un vampiro costretto per sempre in un corpo infantile, perso nella consapevolezza della solitudine eterna.
Ma dall’altra parte del ring: chi non ricorda il maldestro “Don Dracula” di Tezuka, padre iperprotettivo della piccola Chokola e costretto a trasferirsi a Tokyo, troppo lontano dalla natia Transilvania? O il Conte nella mitica serie “Carletto, principe dei mostri”(Kaibutsu Kun, 1968), tratta dall’omonimo fumetto di Fujio Fujiko, in cui il giovane principe giunge sulla Terra per “motivi di studio”, scortato dagli inseparabili Wolf, Frankie e appunto Dracula? O ancora il signor Lupesco, padre della streghetta Ransie dell’omonima serie “Ransie, la strega” (Tokimeki Tonight di Koi Ikeno)? Si tratta di serie davvero mitiche per chi è nato negli anni ‘70, ma anche chi è più giovane non può lamentarsi dell’offerta. Tra tutte segnaliamo il divertente “Master Mosquiton” del 1996 i cui OAV sono andato in onda su MTV qualche anno fa. Il povero Mosquiton non aveva alcuna intenzione di resuscitare se non fosse stato per l’invadente Inaho, una ragazzina decisa a scoprire il segreto dell’immortalità e per questo bisognosa dell’aiuto del vampiro. Mosquiton è un vampiro atipico, veste come un dandy, porta gli occhiali da sole da tempo immemorabile e non è molto interessato al sangue, ma quando ne assaggia una sola goccia la sua natura cambia completamente fino a trasformarlo anche nell’aspetto in un mostro assassino pronto a combattere i nemici San Germaine e Rasputin, ma non troppo attento agli amici, perché in quello stato riesce a riconoscere solo i suoi fidati servi Honoo e Yuki, e non Hinao. Insomma la ragazza rischia diverse volte di lasciarci le penne.
Altrettanto spassoso è il film del 1994 “GS Mikami – La resurrezione di Nosferatu”. Mikami è una Ghost Sweeper, cioè una cacciatrice di spettri (molto attaccata al vil denaro) protagonista di un manga molto fortunato di Takashi Shiina che, aiutata dal suo “schiavo” personale Tadao, sfigato e sottopagato (ma in fondo innamorato della sua datrice di lavoro), e dal piccolo fantasma Okinu, porta a termine rischiosissime missioni per denaro e spesso sfruttando i suoi collaboratori. In questo film l’allegro gruppetto si trova a dover fronteggiare niente meno che Nosferatu, un demone potentissimo al servizio di Satana. Naturalmente a Mikami non interessa sconfiggerlo per bontà d’animo e alla fine sarà addirittura il Papa ad assumerla per portare a termine l’impresa.
In qualsiasi salsa lo si metta Dracula/Nosferatu rimane sempre una creatura interessante e siamo sicuri, e speriamo, che questo breve excursus si potrà allungare molto nel corso del tempo.    
 
di Chiara Bosio
 
© Soeisha – Pony Canyon

 
 
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