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Editoriale

I Cavalieri dello zodiaco, i film arrivano in DVD

Cosa succede quando un autore di manga come Masami Kurumada traduce in fumetto le cose che più lo appassionano, e cioè mitologia, astronomia e armature da guerra? Semplice: il risultato è “I Cavalieri dello Zodiaco” che dopo l’avvincente serie tv tornano in dvd con gli attesi film cinematografici.Conosciamoli meglio.
 
Il manga e la prima serie televisiva videro la luce vent’anni fa ad opera di Kurumada con la collaborazione del maestro dell’animazione Shingo Araki (animatore, tra l’altro, di capolavori quali “Goldrake” e “Lady Oscar”) e della fidata Michi Himeno.
A un anno di distanza dalla nascita di una delle saghe più famose nel mondo, fu prodotto il primo dei cinque film che narrano nuove vicende dei cavalieri, vicende inedite e non strettamente connesse a quelle della serie tv. Tra tutti, solo il quinto film si inserisce come continuazione della saga di Hades ed è preludio a una nuova serie in produzione. Prodotti dalla Toei, i film si dividono in tre mediometraggi (“La dea della discordia”, “L’ardente scontro degli dei” e “L’ultima battaglia”) e due lungometraggi ( “La leggenda dei cavalieri scarlatti” e “Overture”).  
 
“La dea della Discordia” è il primo mediometraggio (Saint Seiya Gekijôban, 1987, 45 minuti), e può essere collocato temporalmente all’interno della prima serie come una sorta di parentesi durante la quale i cavalieri vengono “distratti” dal torneo per la conquista dell’armatura d’oro del Sagittario e si trovano a misurarsi nientemeno che con Eris, Dea della Discordia, pronta a scatenare una guerra contro la Terra. Eris, il cui spirito viaggia per il cosmo protetto all’interno di una mela d’oro, giunta sulla Terra, si impadronisce del corpo della giovane Daisy (assistente di Lamia all’orfanotrofio), e sotto le sembianze della ragazza rapisce Isabel per sottrarle la forza vitale. Pegasus, Crystal, Andromeda e Sirio accorrono in aiuto della loro Dea ma si trovano di fronte ai Ghost Five (i Cavalieri di Eris) ossia Lesia, Orfeo, Relta, Ian e Serian. Naturalmente al violento scontro parteciperà anche Phoenix, giunto come sempre in soccorso del fratello Andromeda. La lotta sarà difficile e i cavalieri si troveranno spesso in difficoltà, ma alla fine Pegasus (usufruendo dell’armatura del Sagittario, in realtà ancora non vinta da nessuno) ucciderà Eris e salverà Lady Isabel.  
La regia di questo primo film, tratto da un soggetto di Kurumada, fu affidata a Kozo Morishita, mentre Shingo Araki e Michi Himeno si occuparono della direzione artistica e dell’animazione.   
Il secondo film si intitola “L’ardente scontro degli dei” (Saint Seiya: Kamigami no atsuki tatakai, 1988, 45 minuti) e si svolge sempre nell’arco temporale della prima serie tv. Questa volta è Crystal a essere in pericolo: dopo aver soccorso un uomo assalito da alcuni oscuri cavalieri, Crystal viene informato del fatto che alcuni dei di Asgard vogliono impadronirsi della Terra, sconfiggendo Atena. Dopo questo episodio Crystal scompare e i suoi compagni, preoccupati dalla strana sparizione del Cigno, partono alla sua ricerca insieme a Lady Isabel. Giunti ad Asgard vengono accolti calorosamente da Balder, celebrante del dio Odino, ma avvertono una naturale ostilità verso i guerrieri del Nord, i God Warriors. Scopriranno in breve tempo che le loro sensazioni sono giuste. Infatti Balder e il guerriero Loki riescono a imprigionare Atena, tramutandola in una statua, così come già avevano fatto con Crystal. Non tutto l’Asgard è però nemico dei nostri eroi, che potranno contare sull’aiuto fidato e decisivo dei fratelli Freya e Freyr, gli unici in grado di risvegliare Atena dall’incantesimo di Balder. Dopo una lunga battaglia in cui i cavalieri sembreranno avere la peggio, con la loro forza e l’aiuto di Freya sconfiggeranno il nemico. 
A questa avventura si ispireranno le vicende dei successivi “Capitoli di Asgard”. La regia di questo film segnò il debutto alla serie di Shigeyasu Yamauchi, scelto per dirigere anche il terzo (“La leggenda dei Cavalieri Scarlatti”) e il quinto film (“Overture”); il soggetto è ancora di Kurumada, così come la direzione artistica e l’animazione sono sempre di Shingo Araki e Michi Himeno.
 
Lo stesso team si riunisce per produrre il terzo film, che è anche il primo vero lungometraggio della saga, “La leggenda dei Cavalieri Scarlatti” (Saint Seiya: Shinku no shônen densetsu, 1988, 78 minuti). L’azione si svolge immediatamente dopo la battaglia delle 12 case.
Mentre si sta riposando all’ombra di un albero Lady Isabel viene turbata da nefaste premonizioni di distruzione. Subito dopo le si para davanti Abel, ossia Apollo, il fratello che non vedeva da anni e al quale è legata da un rapporto incestuoso, accompagnato dai Phoebos Saints cioè i cavalieri Berenice, Atlas e Jaol. Isabel accetta di seguire il fratello in Grecia al Tempio della Corona e congeda i suoi fidati cavalieri. Pegasus è sconvolto da quanto accaduto e come lui i suoi compagni sono disorientati: non possono credere che la loro Dea, alla quale hanno giurato eterna fedeltà e con la quale hanno difeso la Terra per anni, volti loro le spalle e segua un dio malvagio. 
Ma non tutto è come sembra e Atena, consapevole che il fratello è tornato con il solo scopo di cancellare il genere umano dalla Terra, tenta di ucciderlo con un colpo del suo scettro. Apollo evita l’attacco e in un impeto d’ira precipita Atena nella valle della Morte. Tutti i cavalieri sentono che il cosmo della dea è sparito e decidono di partire alla sua ricerca. La battaglia al Tempio della Corona sarà molto difficile. Non solo dovranno combattere contro nemici più forti, tra i quali anche alcuni cavalieri d’oro fedeli ad Apollo, ma i cavalieri si troveranno ad essere dilaniati da una profonda crisi spirituale. Pegasus, in particolare, sembra aver addirittura perduto la voglia di vivere e di combattere. Sarà Gemini che, facendosi sconfiggere da lui e raccontandogli come stanno veramente le cose, lo spingerà a recuperare tutte le sue forze e la sua esuberanza. Giunti al cospetto di Apollo, Pegasus, Crystal e Sirio riescono a espandere il loro cosmo fino al settimo senso ottenendo le armature di Sagitter, Bilancia e Acquario. Espandendo il loro cosmo i cavalieri riescono a farsi avvertire anche da Atena, la quale, seguendo la loro forza riesce a tornare in vita. Ormai Apollo non ha più speranze e viene ucciso da una freccia del Sagittario, mentre intorno a lui tutto crolla.
 
Il quarto film “L’ultima battaglia” (Saint Seiya: Saishûseisen no senshitachi, 1989, 43 minuti) è diretto da Masayuki Akhei, sceneggiato da Yoshiyuki Suga, mentre la direzione artistica e l’animazione non sono più affidati alla coppia Araki/Himeno, bensì a Masahiro Naoi.
La storia si svolge dopo la fine della serie di Nettuno e questa volta il nemico non è un dio dell’Olimpo o dell’Asgard, ma il re dei nemici: Lucifero che, già sconfitto da Atena all’inizio dei tempi, riesce a liberarsi ed è deciso a vendicarsi di lei e di tutti quelli che tenteranno di nuovo di ostacolarlo. I suoi angeli caduti, i Seima Tenshi, attaccano il Grande tempio sconfiggendo con facilità i pochi cavalieri d’oro rimasti e, non paghi della vittoria, decapitano la statua di Atena gettando un ben chiaro guanto di sfida. I cavalieri raccolgono la sfida ma hanno la peggio e Atena è decisa a sacrificarsi pur di salvare loro e la Terra. Ripresisi dagli attacchi quasi mortali dei diavoli Moloch, Astaroth e Belzebù, i cavalieri riescono a raggiungere Atena ormai prostrata di fronte a Lucifero. Quando tutto sembra perduto, i cavalieri d’oro, attratti dal cosmo e dal settimo senso dei nostri eroi, resuscitano e si dispongono a cerchio intorno al diavolo indebolendolo e permettendo a Pegasus con l’armatura del Sagittario di trafiggerlo con una delle sue frecce. Il palazzo di Lucifero crolla e il mondo è di nuovo al sicuro…almeno per un po’.
 
Il quinto film “Overture” (Saint Seiya: Tenkai-hen josô – Overture, 2004, 115 minuti) uscì il giorno di San Valentino, quindici anni dopo “L’ultima battaglia” e non è ancora disponibile per il mercato italiano. La regia torna a Shigeyasu Yamauchi.
Il film si apre in modo a dir poco drammatico: Pegasus è ridotto, in stato di incoscienza, su una sedia a rotella dopo lo scontro con Ade. Tre guerrieri (gli Angels di Artemide: Icaro, Odisseo e Teseo) lo attaccano, ma Atena sempre pronta a difendere il suo cavaliere preferito lo salva da morte certa. Gli Angels sono stati inviati daArtemide, sorella di Atena e Apollo, la quale ha ereditato il compito che prima di lei è stato di Eris, Balden, Apollo e Lucifero, cioè distruggere la Terra e il genere umano. Questa volta Atena sarà costretta a rinunciare al suo status divino per salvare i cavalieri e la Terra e giungerà addirittura a tagliarsi le vene per ritardare il potere distruttivo della perfida sorella. Il film ha un finale aperto perché si conclude con lo scontro tra Pegasus e Apollo nel momento in cui Pegasus scaglia una dardo contro il dio.
 
Tutti i film hanno un alto standard di realizzazione, sia per quanto riguarda i disegni di personaggi e sfondi sia per quanto riguarda l’animazione. Tutti seguono un preciso e semplice schema narrativo: si comincia con una situazione di equilibrio e relativa tranquillità, turbato solo dall’arrivo del nemico. A questo punto Lady Isabel è in pericolo, i cavalieri accorrono per salvarla, ma sembrano dover cedere di fronte a nemici quasi sempre più forti di loro. Alla fine, grazie alla loro preparazione fisica e spirituale e a un “deus ex machina” spesso rappresentato dall’armatura di Sagitter oppure talvolta da una figura esterna al gruppo dei cinque, i cavalieri riescono sempre ad avere la meglio in un rassicurante lieto fine. L’unico a discostarsi apparentemente da questa struttura è “Overture” che inizia con una situazione tragica e termine con un finale aperto.
Come nella serie tv anche qui Kurumada fa un uso improprio ma funzionale della mitologia. Ricorrendo a un atteggiamento sincretico, mischia la mitologia classica (greca) con quella nordica dei Vani e degli Asi, senza dimenticare la religione cristiana, in un calderone in cui tutto si fonde e si ricompone. Quello che più salta all’occhio è il modo irriverente con il quale Kurumada piega tutte queste conoscenze e crea una forma nuova di “mito-religione”. Per questo motivo si possono contare un numero infinito di imprecisioni. Solo per citare gli esempi più evidenti: Apollo e Atena non erano fratelli, ma lo erano Apollo e Artemide; lo stesso Apollo, poi, non era “uno stinco di santo” ma nemmeno un dio malvagio pronto a distruggere la terra, così come non lo era Artemide; Andromeda e Berenice erano figure femminili. Kurumada, poi, usa nomi della mitologia classica per i cavalieri malvagi come accade con Odisseo (ossia Ulisse) e Icaro (quello delle ali di cera). Attribuisce la sconfitta di Lucifero all’inizio dei tempi non solo all’arcangelo Michele, ma anche ad Atena. Anche la mitologia nordica ne esce stravolta: Loki era un guerriero infido, sì, ma non malvagio, perché era legato a Odino da un patto di sangue che gli imponeva di aiutarlo sempre; Freyr e Freya invece appartenevano al pantheon dei Vani e non degli Asi, per cui non potevano fare parte dell’Asgard (che corrisponde all’Olimpo del Nord) né del Whalalla (anche questo spesso citato impropriamente e non come aldilà degli eroi).
C’è inoltre un particolare curioso in “La battaglia dei cavalieri scarlatti” che sembra dipendere più da un doppiaggio errato che da una licenza di Kurumada: Andromeda si scontra con Fish (che in italiano diventa Afrodite, dea della bellezza!) il quale, durante la lotta, ha un flashback in cui si trova immerso in un laghetto e contempla la bellezza della sua immagine riflessa (cioè come Narciso!).
Il titolo originale di ogni film include la dicitura Saint Seiya: Seiya perché è il nome del protagonista Pegasus in giapponese, e Saint (“santo” in lingua inglese) per la sua valenza diversa rispetto all’accezione occidentale. In oriente, infatti, vuol dire guerriero, cavaliere.
Da ultimo una piccola curiosità: nel manga Kurumada aveva contemplato la presenza di un solo cavaliere d’oro, il Sagittario (che è il suo segno zodiacale) dotato di una corazza piuttosto scarna, ma poi nella serie animata, su consiglio di Araki, aveva aggiunto gli altri undici cavalieri e dotato Sagittario di un’armatura più bella, mantenendo comunque la sua predominanza e importanza sugli altri cavalieri d’oro. Infatti è solo la sua armatura il motivo del contendere della prima serie, nonché apporto fondamentale di tutte le vittorie di Pegaso.
 
© Toei Company Ltd.   

 
 
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