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Interviste

Mamoru Oshii, secondo me

Intervista doppia, che è sempre di moda, a due giovani saggisti che si sono occupati di Mamoru Oshii con due libri, uno italiano edito da Morpheo Edizioni, l’altro americano pubblicato da Palgrave Macmillan. Due punti di vista, una stessa passione.
 
PARLA BRIAN RUH
Perché un libro su Mamoru Oshii? Da cosa nasce il titolo che hai voluto dargli?
L’origine del libro è tutta accademica: si tratta della mia tesi di laurea in “Asian Cultures and Languages” che ho scritto mentre studiavo all’Università del Texas, ad Austin, frequentando i corsi della professoressa Susan Napier. La mia tesi era dedicata alle allusioni religiose e del mito nei film più recenti di Mamoru Oshii. Dopo averla scritta e discussa ho pensato di ampliarla in forma di libro dal momento che fino ad allora non esistevano saggi del genere sul cinema del regista giapponese. Il titolo “Stray Dog of Anime” deriva dal modo di definirsi dello stesso Oshii in alcune interviste: “stray dog”, cioè cane randagio; ho pensato che fosse la metafora più indicata per descrivere i suoi film in relazione all’industria degli anime.
Dimentichiamoci per un istante il Mamoru-regista televisivo, quale posto occupa o potrebbe occupare in un sistema cinematografico che in Giappone vede Miyazaki al vertice e tutti gli altri dietro?
Oshii è sicuramente uno dei maggiori registi di animazione in Giappone, sebbene egli sia ancora molto lontano dalla familiarità con la quale Miyazaki è di casa. Uno dei benefici di questa circostanza è il poter disporre di budget piuttosto importanti per fare i suoi film come abbiamo visto con “Innocence”. Naturalmente anche lui è soggetto alle pressioni forti del mercato. E dal momento che “Innocence” non si è neppure avvicinato alle aspettative di successo dei produttori, per il nuovo film “Tachiguishi Retsuden” gli hanno accordato un budget parecchio più basso. È ovvio che a mio avviso Oshii dovrebbe meritare più rispetto come regista di quanto gli venga finora riconosciuto, soprattutto negli Stati Uniti (e lo dico ignorando la situazione in Italia). Un numero sempre crescente di persone nel mio Paese conoscono il nome di Miyazaki, eppure ce ne sono molte altre – anche fra gli anime fan (ma anche gente che è dentro l’ambiente studiando o scrivendo di quel cinema) – la cui conoscenza di altre figure registiche è assai limitata.
Qual è secondo te la migliore dote di questo autore? E quale il difetto più evidente?
Ciò che amo e ammiro di più nei film di Oshii è il loro possedere uno specifico punto di vista. Egli ha il potere e la voglia di variare stilisticamente ogni sua opera più di qualunque altro regista di anime, ma non importa a cosa somigli ogni suo film perché alla fine è sempre identificabile come un film diretto da Mamoru Oshii. Anche un lavoro come la serie in OAV “Dallos” mette in rilievo un numero di temi che sono ricorrenti nel corpo autoriale di Oshii.
Se dovessi spiegare a un lettore poco pratico la differenza tra l’Oshii regista di film animati, e l’Oshii regista di pellicole live-action? E, a proposito, di quest’ultima compagine quale titolo preferisci in assoluto?
Fino ad “Avalon” i film live-action del regista sembravano molto diversi da quelli in animazione. Si tratta di produzioni discontinue, forse meno impreziosite. Questo dipende dal tipo di budget utilizzato o forse era esattamente così che Oshii desiderava che venissero fuori. Nel mio libro ho focalizzato l’attenzione sui film d’animazione e se avrò la possibilità di scriverne un altro su questo regista certamente dedicherò più spazio ai live-action.
Di tutti i colleghi, Oshii è grande amico di Miyazaki: colui che è l’antitesi vivente del suo cinema. A parte alcuni registi americani o polacchi, la sua lista è sguarnita di personalità altrettanto importanti e invadenti. Secondo te quale potrebbe essere la ragione e, a tuo avviso, una collaborazione creativa tra i due è ancora possibile?
Non riesco proprio a vedere Miyazaki e Oshii lavorare insieme in futuro. Sarebbe strepitoso da un punto di vista del marketing (e sono sicuro che il produttore Toshio Suzuki adorerebbe un evento del genere) ma mi risulta piuttosto difficile dire che tipo di collaborazione potrebbe saltare fuori. Sono a conoscenza di un progetto di collaborazione fra i due che risale ai primi anni ’80 e che non si concretizzò mai. Ritengo che questi due registi abbiano da allora preso direzioni artistiche inconciliabili ai tempi correnti.
In “Patlabor the movie 2” c’è una sequenza di allucinante attualità: l’attacco terroristico nel cuore della Capitale. Succedeva nel ’93 (al cinema). Quanti, secondo te, si sono accorti che quella di Oshii non è una semplice ossessione ma qualcosa di molto più invasivo per la coscienza sociale e politica di tutti noi?
Oshii è sempre stato interessato all’idea del terrorismo e della giustapposizione dei militari nella vita dei civili. Lo si può vedere anche più indietro in “Dallos” e “Lamù – Beautiful Dreamer”. Quindi gli eventi narrati in “Patlabor the movie 2” non sorprendono coloro che già conoscono meglio l’opera del regista. Ciò che accade nel film è quello di confondere il confine tra guerra “vera” e guerra “finta”. Tutti noi ogni giorno viviamo a contatto con violenze di ogni genere senza però concretizzarle o facendole diventare parte di noi. Nella tesi di Oshii si riflette sulla violenza di cui il Giappone si è reso complice dalla fine del 1945 concedendo agli Stati Uniti l’uso del territorio giapponese come base per operazioni militari e dal quale il Giappone ha abbondantemente tratto profitto. Nel corso del film uno degli obiettivi di Tsuge, il grande antagonista di “Patlabor 2”, è quello di fare di questa complicità un atto di violenza in maniera più evidente possibile per il popolo giapponese. Naturalmente sto sintetizzando molto in questa sede, però ci sono un paio di interessanti e notevoli articoli scritti sull’idea di guerra in “Patlabor 2”. Io ho solo lambito la superficie della questione.
Da appassionato quale personaggio femminile immaginato o ricreato sullo schermo dal regista ti emoziona di più?
Definitivamente, Gotoh da “Patlabor”. Egli è così cool proprio nel suo non essere affatto cool.
Da studioso del “fenomeno Oshii” invece ti sarai sicuramente reso conto che lui è uno straordinario manipolatore di immagini, uno che ama confrontarsi con le nuove tecnologie (e “Innocence” è un esempio supremo di questo). Dove pensi che andremo a finire?
Come è possibile intuire dal suo film più recente, “Tachiguishi Retsuden”, Oshii è interessato a esplorare sempre più la sottile linea di confine che separa l’animazione dal live-action. Mi aspetto interessanti esperimenti in futuro da parte sua. Ciononostante mi è giunta voce che Oshii voglia tornare al mondo del Kerberos nel suo prossimo film, ma questa potrebbe essere soltanto una voce di corridoio.
L’erede di Oshii è già nato oppure tocca aspettare ancora?
Non sono preparato su nessun promettente regista che sia comparabile a Oshii, ma possiamo attendere e scoprirlo.
Domanda perfida: qual è il tuo Oshii preferito (film, serie tv, OAV)?
La mia risposta dipende molto dallo stato d’animo in cui mi trovo, ma ora come ora ti risponderei “Patlabor the movie 2”. Di tutti i film di Oshii possiede il giusto equilibrio di azione, ideologia rarefatta, humor e sviluppo perfetto dei personaggi.
Il miglior pregio del tuo libro?
La migliore qualità del mio libro è il fatto di essere riuscito a pubblicarlo. Uno dei miei obiettivi era quello di contribuire alla visibilità degli anime sul pubblico e mi auguro di esserci riuscito un po’ in qualche misura con il mio lavoro.
 
Profilo biografico
Brian Ruh è autore del libro “Stray Dog of Anime: The Films of Mamoru Oshii” (New York, Palgrave Macmillan, 2004) e ha scritto diversi articoli su anime, manga e cinema in numerose riviste e volumi collettanei. Attualmente è candidato al dottorato di ricerca presso il “Department of Communication” dell’Università dell’Indiana dove prosegue il suo lavoro di approfondimento e dissertazione sugli anime negli Stati Uniti.
 
di Mario A. Rumor
 
© 2006 Brian Ruh per le immagini. 
© HEADGEAR/Emotion/TFC

 
 
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