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Editoriale - luglio 2011

Tokyo Magnitude 8.0. Non č ancora la fine del mondo

Arriva in Italia la serie animata che ha fatto parlare di sé prima ancora che la realtà prendesse tragicamente il sopravvento sulla finzione. Ogni riferimento al tragico e violentissimo terremoto dell’11 marzo scorso che ha scatenato l’inferno con tsunami, e fuoriuscite radioattive dalla centrale nucleare di Fukushima (entrata ormai nella storia come Chernobyl), non è più puramente casuale. Né un folle “tirarsela addosso” dei giapponesi. È uno scampolo di realtà che, stando alle note lavorative di partenza dell’anime Tokyo Magnitude 8.0, prende avvio suo malgrado da studi e predizioni scientifiche sugli effetti che un terremoto di proporzioni devastanti potrebbe causare a una metropoli come Tokyo. 

In pratica Tokyo Magnitude 8.0 è il primo disaster anime della storia dell’animazione nipponica. Perché di apocalissi ne abbiamo conosciute a iosa, dai tempi in cui robot e mostri giganti devastavano con entusiasmo perverso le città del Sol Levante (con Godzilla in testa) e il genere umano soccombeva agli attacchi alieni dallo spazio fin quasi all’estinzione (con il pianeta Terra bucherellato di Corazzata Spaziale Yamato). Ma questa volta, nella Tokyo del 2012, ambientazione scelta dall’anime prodotto da Bones in associazione con Kinema Citrus, non ci sono eroi pronti a salvarci né miracolosi congegni arrivati da un’altra galassia. A un terremoto non c’è rimedio. I palazzi che crollano su se stessi, i ponti solidissimi ridotti a metallo sfasciato, le strade aperte come ferite e i bagliori rossi degli incendi sono la sola chiave di lettura spettacolare che l’anime si porterà dietro e a cui avremo diritto di partecipare. Compresa la profanazione per eccellenza della riconoscibilità della Capitale ad occhio esterno tramite quella torre abbattuta che, altrove, ha ospitato epiche battaglie e magiche epifanie. Non c’è niente di più sconvolgente che abbattere i simboli. Se poi, la città l’avete visitata sul serio, qualche luogo sarà sicuramente familiare. Altrimenti prestate attenzione alle immagini della sigla di testa e osservate il turistico biglietto da visita da the Day After che gli autori della serie hanno pensato di regalarci.

Ma Tokyo Magnitude 8.0 è soprattutto un’altra storia. È la storia di due ragazzini, Mirai-chan e il fratello Yuuki-kun, che cercano di tornare a casa dopo l’evento. Siccome l’aria che si respira in famiglia non è accomodante per le esigenze adolescenziali di Mirai (nomen omen: in giapponese significa “futuro”, perfettissimo per un dopo-terremoto e quindi per interrogativi, timori e sacrosante speranze), la ragazza acconsente ad accompagnare Yuuki-kun a una mostra di robot a Odaiba. Siccome Mirai è una ragazzina di oggi, con le dita appiccate al telefonino e la testa impegnata a formulare pensieri deprimenti e annoiati, non ha la percezione di cosa significhi portare in salvo il fratellino. Né cosa si debba fare in casi estremi di emergenza, visto che l’appiglio elettronico è sconnesso dal mondo esterno e la gente preferisce sedere su un’imponente gradinata in attesa di soccorsi. Quando questi arrivano, anche solo per traghettarli dall’isola artificiale di Odaiba alla terraferma, serve una maggiore disposizione d’animo. Fortuna vuole che Mari, giovane donna con figlioletta che l’attende a casa in un quartiere – pare – devastato dagli incendi, si prende cura di entrambi portandoli sempre più vicino a destinazione. Tutti loro devono fare rientro a casa, in ogni caso, ma il tragitto è un viaggio difficile, ostacolato dalle scosse di assestamento, da incidenti e da scoramento che, paradossalmente, il piccolo Yuuki riesce a tenere lontano da sé (forse per via della giovanissima età) infondendo coraggio alla sorellina sino all’ultimo.

Con il suo finale tristissimo ma carico di ottimismo, Tokyo Magnitude 8.0 è un anime antispettacolare (se non teniamo conto delle scene pazzesche della terra in movimento). E sorprendentemente moderno, vicino a noi più di quanto i colori sparati digitalmente o le animazioni dello studio Bones, riescano a fare. Vicino al nostro senso di impotenza e di smarrimento dovendo vivere in un mondo più complesso di ieri, sempre in crisi e impaurito al minimo scossone. Anche quando è la Terra a mandare espliciti messaggi. Ma l’ecosistema traumatizzato da mano umana qui non c’entra. Qui c’è solo animazione di sopravvivenza che racconta un viaggio fisico e, ovviamente, interiore perché un’anima zen in personaggi a disegni animati non passa mai di moda. Certo si porta dietro anche domande angoscianti. Tipo: come si fa a crescere e diventare responsabili con alle spalle un evento del genere? Interrogativo che alcune frasi della bellissima canzone di coda, “M/elody”, quasi tiene per mano quando dice: “Avere paura di un domani incerto. O essere stanchi anche di se stessi. Smettiamola di fare queste cose!”. Le risposte però le avremo soltanto alla fine. Poi, che Tokyo Magnitude 8.0 abbia una sua forte costituzione realista, non lo dice il design della serie, che si tradisce soltanto negli occhioni di Mirai e Yuuki, ma quella sua preparazione alla catastrofe e l’utilissimo allestimento per chi si dovesse mai trovare in simili circostanze come ci viene mostrato tramite squisitezze tutte nipponiche (la toilette portatile), la compostezza di fare una fila per beni di prima necessità o la solidarietà di personaggi come l’anziano Furuichi-san che – nonostante il lutto – si prodiga in mille modi per aiutare il prossimo.

“Che brutta storia”, sentiamo dire a un certo punto a Mirai-chan. Tutti d’accordo. Eppure quando il rientro a casa si tramuta in miracolo familiare – genitori non più assenti e non ossessionati dal lavoro o dai cibi precotti per cena – “questa” storia forse ha pure insegnato qualcosa. E Tokyo Magnitude 8.0 improvvisamente offre un’importante eredità al pubblico. Molto più forte e strategica dell’apologia distruttiva di certi anime.

Trasmessa su Fuji Tv in undici episodi nell’estate 2009 nel contenitore ormai di culto ma notturno, noitaminA, dopo l’annuncio dato al “Tokyo Anime Fair 2009”, la serie si è presentata per la prima volta grazie a una locandina tanto significativa quanto profetica: gente in fuga per strada con la città in rovina. Immagini che la televisione dopo l’11 marzo ci ha mostrato a ripetizione. Certo, se anche al giovane pubblico giapponese fosse stata concessa la possibilità di assistere in orari da prime time a questo programma, sarebbe stata tutt’altra storia. Ma ora con la tragedia che c’è stata, come si fa a ricordare agli spettatori che la terra trema perfino in animazione?

Mario A. Rumor

© Tokyo Magnitude 8.0 Committee

 
 
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