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Editoriale - aprile 2014

Akira Toriyama, in un libro

È uscito un nuovo saggio di Giorgio Mazzola, che tempo fa s’era occupato di Ken il guerriero. Pubblicato dai tipi de Il Foglio Letterario, “Akira Toriyama. Il mangaka sorridente” (pp. 270, euro 16,00) è il primo saggio monografico dedicato al disegnatore giapponese. Un contributo utilissimo per far breccia nell’universo creativo del mangaka e una guida per tutti coloro che non s’accontentano di Wikipedia. In libreria sarà disponibile da luglio, ma lo potete già acquistare sui siti de LaFeltrinelli, IBS e sul sito dell’editore: http://www.ilfoglioletterario.it/Catalogo_Fumetti_Goku.htm
Di seguito una breve intervista all’autore. Buona lettura.
 
La domanda più classica e banale: perché mai un libro su Akira Toriyama?
Avevo tredici anni quando comprai il mio primissimo manga. Era il 1996. Facevo terza media e ricordo che, entrando in edicola per acquistare i biglietti del pullman, mi cadde l’occhio sullo scaffale dei fumetti. Quello che vidi era il numero 38 della storica primissima edizione di Dragon Ball (l’edizione quindicinale “sottiletta”). Conoscevo già il cartone animato, ero un bambino quando lo trasmettevano senza censure nelle reti private alla fine degli anni Ottanta, ma quella era la prima volta che vedevo le avventure di Goku su carta. Lo acquistai e fui talmente colpito dalla bellezza del tratto e dalla freschezza della storia che, qualche tempo dopo, ordinai per posta tutti gli arretrati del fumetto (la serie Z era ancora inedita e il numero 38 conteneva il primo scontro tra Goku e Freezer). Da quel giorno non ho mai smesso di collezionare manga e anime, e il fatto che tutto sia iniziato con Dragon Ball mi rende sempre felice. Toriyama è quindi l’autore che in qualche modo mi ha segnato e ha fatto nascere in me la grande passione per i prodotti made in Japan - e non nascondo che  ancora oggi rido di gusto leggendo Dr. Slump & Arale e ammiro la sapiente gestione dei ritmi narrativi di Dragon Ball. Quando due anni fa Gordiano Lupi, il mio editore, mi propose di scrivere un libro su questo autore così importante, accettai con entusiasmo, quasi fosse un segno del destino. Ma il bello è che, se non me l’avesse chiesto lui, sarei stato io stesso a proporgli un libro su Toriyama, dato che in quel periodo stavo proprio pensando all’argomento del mio secondo lavoro, dopo la mia prima monografia dedicata a Ken il guerriero.
Secondo te, quale è stato l’input, la scintilla che ha reso Toriyama il popolare autore che è diventato? In Giappone principalmente, ma anche all’estero.
Credo che il successo di Toriyama vada ricercato nella sua straordinaria capacità di “arrivare” al lettore. L’ho infatti sempre definito un autore “democratico”, capace di soddisfare le esigenze di una vasta ed eterogenea fetta di pubblico di appassionati, grazie alla sua straordinaria capacità di comunicare con una sorta di linguaggio universale, anche quando si trova ad affrontare tematiche che non sempre possono risultare comprensibili a tutti (in primis quelle connesse alla cultura orientale, come ad esempio l’assenza di manicheismo nel delineare buoni e cattivi). Forse proprio questa sua caratteristica ha fatto sì che in molti lo snobbassero, ma io credo fermamente che la sua semplicità sia il frutto del suo grande talento e non della patologica scarsezza di argomenti che qualcuno ha voluto vedere nei suoi lavori. Questo spiega anche il suo grande successo all’estero, secondo me. Per quanto riguarda il Giappone, credo che abbia incarnato e cavalcato un’epoca fatta di spensieratezza e di generale intraprendenza nel pensare il futuro (i favolosi anni ’80 nipponici).
La cultura del sorriso in Giappone forse ancora ci sfugge: quanto pesa nel lavoro di un fumettista come Toriyama il fatto di dover far sorridere anche chi giapponese non è?
Come la maggior parte dei manga, i suoi lavori nacquero inizialmente per essere letti dal pubblico di casa, quindi non credo abbia realizzato le sue storie pensando di dover venire incontro anche all’umorismo di altre nazionalità. Come dicevo prima, la sua straordinaria capacità nel saper utilizzare un linguaggio universale lo ha avvicinato ai lettori di tutto il mondo e lo ha conseguentemente aiutato nel far ridere tutti con le sue battute demenziali. Non credo comunque che Toriyama abbia mai realizzato i suoi fumetti con l’ansia di dover far ridere i lettori a tutti i costi, giapponesi e non. Non dico che il suo approccio al lavoro fosse superficiale, ma si avverte molto, secondo me, l’emergere di una spontaneità connaturata al suo stile.
Tu hai vissuto per un periodo in Giappone: hai resistito alla tentazione di saperne di più su Toriyama e i suoi personaggi stando fisicamente in mezzo a chi ha vissuto il fenomeno per direttissima e che magari continua a viverlo tramite il merchandising, le riedizioni di fumetti o la produzione di nuovi anime?
Ricordo che, in Giappone, ogni volta che dicevo di aver scritto un libro su Ken il Guerriero, qualcuno faceva una faccia stupita, mentre qualcun altro addirittura iniziava a ridere dicendo: «Ma perché hai scritto un libro su questo?». Chiedere a un giapponese di Goku, Arale e di altri personaggi celebri legati a Toriyama, sarebbe come chiedere a un americano che ne pensa di Topolino. I manga e gli anime sono prodotti per l’intrattenimento e i suoi lettori consumano avidamente tutto ciò che è nuovo, inedito. Toriyama è diventato ormai un’istituzione e personaggi come Goku o Arale (al pari dei vari Doraemon o Astroboy) sono ormai presenze endemiche che non necessitano di ulteriori approfondimenti.
Tornando al tuo libro: a quale lettore è destinato?
Senza considerare il pregevole e fondamentale lavoro delle fanzine iniziato più di vent’anni fa, la saggistica italiana dedicata ai manga e agli anime sta conoscendo, da dieci anni a questa parte, uno sviluppo costante e, soprattutto, sta maturando una sempre più forte autoconsapevolezza per quanto riguarda la sua validità scientifica. Tuttavia, proprio perché venti o trent’anni di studio la rendono una disciplina giovane, siamo ancora distanti dall’avere una bibliografia completa che tratti di qualsiasi genere e argomento. Per questo motivo chi oggi tratta questa materia può essere ancora visto come un “pioniere”. Essendo anche io uno di questi pionieri (il mio libro è infatti la prima monografia in Italia dedicata a Toriyama) ho voluto innanzitutto essere il più esaustivo possibile, trattando l’argomento scientificamente, ma senza utilizzare un linguaggio che ne appesantisse la fruizione. Il mio libro è quindi rivolto sia a chi voglia far diventare i manga e gli anime un percorso di studio, sia a chi invece voglia semplicemente saperne di più sull’autore, senza però scadere per forza nella noiosa e nozionistica consultazione da wikiquote.
Tra i due principali cult, Dragon Ball e Arale-chan, chi ti ha procurato soddisfazioni e tormenti al momento di scrivere il libro? Chi il paradiso e l’inferno?
La trama di Dragon Ball è sicuramente più complessa rispetto a Dr. Slump & Arale. Tuttavia, data la mia passione atavica per questa saga, direi che si è trattato comunque sempre di paradiso. Forse uno sforzo maggiore l’ha richiesto il lavoro sulle opere minori del maestro, sulle quali, per lo più difficili da reperire, ci si sofferma raramente.
Domanda cruciale: è ancora attuale un autore come Toriyama? E soprattutto autori come lui fanno bene al Giappone di oggi?
In Giappone si è circondati continuamente da una serie infinita di riferimenti al mondo dei manga e degli anime. In particolare a Tokyo (specialmente nel quartiere di Akihabara) a volte si rischia la Sindrome di Stendhal, tra negozi, pubblicità, locali a tema e musei. I giapponesi sono più inclini a consumare voracemente tutto ciò che è nuovo, e, in questo, l’industria del fumetto non delude mai, sfornando ogni anno una quantità esorbitante di titoli di ogni genere. I manga e gli anime sono soprattutto una forma di intrattenimento usa e getta e solo alcuni sopravvivono nel tempo, diventando delle icone. Toriyama è diventato uno di questi, grazie soprattutto alla facilità con la quale il suo linguaggio così semplice e universale riesce ad arrivare ai lettori di ogni genere e nazionalità, come ho già detto in precedenza. Diciamo che autori come lui hanno sicuramente fatto bene al Giappone di ieri (sono quasi quarant’anni che Toriyama ha esordito nel mondo dei manga). Il suo stile e la sua tecnica sono stati però fonte d’ispirazione per molti mangaka di successo esplosi anni dopo (in particolare Eiichiro Oda e Masashi Kishimoto) i quali stanno contribuendo con le loro opere alla grande diffusione dei manga in tutto il mondo iniziata proprio una trentina d’anni fa. Quindi sì, Toriyama è sicuramente ancora attuale.
(Intervista di Mario A. Rumor)
 

 
 
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